sabato 5 marzo 2016

IL PREBOGGION...le erbe spontanee per pansoti e non solo!

Ciao a tutti!

Oggi è la Giornata Nazionale dei pansoti alla salsa di noci per il Calendario del Cibo Italiano e noi ne siamo gli ambasciatori. Sul sito di AIFB troverete il nostro articolo mentre qui, se vi va di seguirci, faremo quattro chiacchiere che serviranno da approfondimento su uno degli ingredienti tipici di questo piatto.

Tipicamente i pansoti vengono preparati con una miscellanea di erbe spontanee che vengono raccolte da sempre un po’ in tutta la Liguria, e non solo, acquisendo però da zona a zona nomi diversi. Questo miscuglio di erbe non viene utilizzato solo per i pansoti ma anche per preparare minestre, insalate e a volte anche per la famosa torta pasqualina.

In Liguria questa miscellanea di erbe viene chiamata preboggion (in dialetto si legge prebuggiun). Il nome deriva probabilmente dal termine dialettale pre-boggî cioè bollire infatti per essere utilizzate nel ripieno devono essere prima bollite. Una credenza popolare invece, fa derivare il termine preboggion da un fatto risalente all’epoca delle crociate: sembra infatti che per curare il condottiero Goffredo di Buglione fossero state raccolte delle erbe spontanee e il nome deriverebbe quindi dalla forma dialettale pe-buggiun (per Buglione).

Anche se oggi solo poche persone sanno riconoscere con sicurezza le erbe commestibili, un tempo in un passato neppure troppo lontano, vi era l’esigenza di sfruttare ogni risorsa spontanea commestibile tanto che si tramandava di generazione in generazione questo sapere insegnandolo da subito ai più piccoli.

Il mantenimento di questa pratica era dovuto fino alle due guerre alla necessità di integrare le scarse risorse di cibo con verdure e frutti facilmente reperibili sul territorio, mentre oggi vi è la tendenza a recuperare le tradizioni culinarie tipiche di una cucina per certi versi povera come quella ligure.

Le piante alimurgiche (parola derivante dalla contrazione dei termini latini alimenti-urgentia cioè nutrimento in caso di necessità) più conosciute appartengono alle famiglie delle Composite (o Asteracee) e delle Labiate (o Lamiacee) e vengono utilizzate in molti piatti tipici della nostra regione.

Non esiste una composizione fissa per il preboggion, perché l’alternanza delle erbette è data dal momento in cui esse vengono raccolte, ma anche dal luogo dove si raccolgono, insomma sono dettate dell’esigenza del momento. Oggi si potrebbe dire che le migliori erbette sono quelle che si raccolgono in primavera, dopo abbondanti piogge e quando il sole inizia a scaldare maggiormente. In quel periodo si sviluppano le prime rosette fogliari perfette per questo utilizzo perché ricche di nutrienti e molto tenere. Come anche all’inizio dell’autunno quando si ha un altro periodo favorevole per l’abbassamento delle temperature per la raccolta di queste erbe.

È facile capire la difficoltà nel riconoscere le erbe commestibili, infatti la raccolta di queste erbe avviene generalmente prima della fioritura, quando cioè la pianta non presenta ancora tutte le caratteristiche necessarie per riconoscerla con precisione.

Come ho scritto, è difficile far un elenco preciso delle specie che sono presenti nel preboggion, la varietà dipende da troppi fattori, però possiamo dire che esistono delle varietà che sono più presenti o meglio, più ricercate per il loro apporto a questo miscuglio.

Qui di seguito vi indico le specie che mio nonno ha insegnato a riconoscere a mia mamma e che quindi fanno parte del preboggion di casa mia. Secondo mia nonna dovevano essere 7 quelle per preparare i pansoti ed è così che anche io li faccio utilizzando queste 7 erbe:



 









Tra le più ricercate, per il suo caratteristico sapore che riesce a mitigare il sapore amaro di altre erbe, ricordiamo la Reichardia picroides (grattalingua) conosciuta a Genova con il nome dialettale di ratalégue. Si uilizza sia cruda in insalata che cotta. Cresce nei terreni incolti aridi e sulle crepe dei muri.

(Scheda botanica da qui)















Altra specie presente nel preboggion è il Taraxacum officinale definita in genovese denti de can per la caratteristica forma delle foglie a margine dentato, oppure anche piscianlétu per le proprietà diuretiche o anche susciòn in riferimento al pappo (i semi). Caratterizzato da un sapore leggermente amarognolo, descritto tipo il radicchio.

(Scheda botanica da qui)














Anche un’altra specie sempre presente nel preboggion, viene chiamata dente de leon o anche dente de can come la precedente in dialetto, anche se in realtà è un’altra specie ed è la Hyoseris radiata.

(Scheda botanica da qui)










I termini dialettali si riferiscono a caratteristiche e proprietà delle piante, oppure a credenze ad essa legate, spesso risulta molto difficile, perché variano da regione a regione ma anche all’interno della stessa regione da luogo a luogo, arrivare ad avere una corrispondenza col termine scientifico che invece ne individua con precisione la specie. 










Un’altra pianta spontanea molto diffusa, le cui foglie basali si raccolgono in ogni periodo dell’anno, è il Sonchus oleraceus, è molto comune, viene utilizzata spessissimo come una normale insalata, il nome dialettale e uno di quelli che ricordo più facilmente scixerboa (si legge scisgerbua).

(Scheda botanica da qui)







 







Un’altra pianta molto comune è la Sanguisorba minor detta in genovese pimpinella, un’erba da un sapore inconfondibile che ricorda quello della noce tanto da essere anche chiamata erba noxe.
(Scheda botanica da qui)

















Naturalmente un ruolo importante nel preboggion lo riveste anche la borragine, Borago officinalis, presente in ambienti ruderali, in terreni incolti ed erbosi chiamata in genovese boraxe

(Scheda botanica da qui)







 












Ed infine la Silene vulgaris in dialetto erba de cinque coste ha un sapore dolce e delicato ma deve essere raccolta solo se non ha ancora il fiore perché altrimenti le foglie risultano essere dure.(Scheda botanica da qui)
















Dopo che avete imparato a riconoscere queste erbe, non vi resta che seguirmi QUI per preparare i nostri pansoti.


Vi aspetto...




4 commenti:

  1. "lì" vi ho già letto, ma qui trovo notizie particolareggiate su un argomento che mi vede ignorantissima. Proprio ieri ho fatto una passeggiata in campagna e guardandomi intorno sentivo la mancanza di qualcuno che mi facesse da guida in mezzo a quel ben-di-dio. Le piante spontanee occorre conoscerle per evitare intossicazioni, ma qualcuna col vostro post di oggi mi è più "vicina". Alcune le ho riconosciute (borragine e tarassaco a parte, che sono comunissime); purtroppo la difficoltà maggiore è riconoscerle proprio in assenza di fiore. Se penso al patrimonio che devo avere nelle fascette davanti a casa... :( . Uno splendido lavoro: pansoti da una parte e approfondimento botanico dall'altra. Siete davvero una coppia insuperabile :)

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    1. È un argomento che mi affascina moltissimo, le piante spontanee commestibili sono davvero tante, solo in Liguria si parla di un centinaio di specie disseminate lungo tutta la regione. Queste sono quelle che utilizziamo a casa, ricordo come fosse ieri mio nonno che le raccoglieva. Mia mamma le conosce bene ed è lei che mi aiuta, è stato difficile partire dal nome in dialetto ed arrivare al nome scientifico, il nome dialettale cambia anche da collina a collina! Mi affascinano queste ricerche e ogni volta mi stupisce la ricchezza lessicale del dialetto... Grazie per tutto!!!

      Un abbraccio forte
      monica

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  2. Uno dei miei crucci maggiori è quello di non riuscire a trovare il preboggion a Milano. Sono stata costretta a far ricorso a spinaci ed erbette per preparare i miei, ma la consapevolezza che non è la stessa cosa mi ha rattristata un po'. Vorrà dire che continuerò a gustarli ogni volta che vengo a Genova!
    Grazie anche per questo splendido articolo.

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    1. Mapi non dirlo a nessuno, ma anche a noi capita di non avere a disposizione il preboggion! Di solito la raccolta del preboggion è compito di mia mamma, io le conosco e le ho sempre raccolte ma sempre e solo con lei e continuo la tradizione...mi sento più tranquilla a raccoglierle con lei! Quindi le volte che non le ho a disposizioni faccio le stesse tue sostituzioni: bietole, spinaci, borragini e qualche foglia di scarola (aggiungila vedrai che ci sta benissimo)...tranquilla che sono un buon compromesso!!! La cosa importante è quella di mettere diverse essenze in modo da ricreare una gamma di gusto più complessa che poi verrà esaltata dalla salsa di noci.

      Un bacione grande
      monica

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