mercoledì 1 dicembre 2021

Il BUCCELLATO...per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme il Buccellato siciliano, si tratta di una pasta a base di strutto che racchiude un ricco ripieno con fichi secchi, uva passa, mandorle, frutta candita, cioccolato, zuccata che viene poi chiusa a forma di ciambella.
 


Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete da Miria le Pastarelle di San Nicolò, croccanti biscotti all’anice; mentre Simona ha scelto le Lussekatter svedesi golosi e morbidi dolcetti svedesi dedicati a Santa Lucia.
  

Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus. Da quel momento si sancì l’immunità dal peccato originale della Vergine Maria fin dal primo istante del suo concepimento.

In Sicilia la fede per la Vergine Maria si sviluppò ben prima di tutto questo come scrisse Santo Giovanni Paolo II, Papa Wojtyla, in uno scritto inviato al Cardinale di Palermo nel 2004.

Il Santo Padre scrisse che questa “devozione, infatti, risale sicuramente ai tempi della dominazione bizantina, tra il VI e il IX secolo. La Madre di Cristo era particolarmente venerata con il titolo di Panaghia, Tutta Santa. Di lei si cominciò a celebrare liturgicamente la “santa Concezione”, e tale culto proseguì e si sviluppò nell’Isola senza interruzione. L’Immacolata fu dichiarata principale Patrona di tutta la Sicilia, con l’impegno per i fedeli di professare e difendere tale verità fino alla morte, un voto che è rimasto in vigore fino ad oggi, superando i mutamenti dei tempi e dei regimi”.

Questa devozione venne poi sancita in maniera ancor più ufficiale dal 1624 anno in cui Palermo fu colpita da una terribile peste, in quell’anno il Senato Palermitano fece voto di difendere la dottrina dell’Immacolato concepimento e ad onorare la festa con una degna celebrazione. E così è stato e avviene tutt’ora ogni anno con le tante processioni in onore dell’Immacolata che si organizzano in tutti i comuni siciliani.

Fonti:

- Siciliafan 
- Impronta magazine 
- Sicilian factory 
- Blog Sicilia 


 


Naturalmente alla devozione religione, la tradizione in Sicilia vuole che l’8 dicembre ma anche la sua vigilia il 7, siano due giorni di grandi festeggiamenti da trascorrere in famiglia accompagnati da grandi pranzi e cene. Tra le ricette dolci preparate per questa giornata troviamo il Buccellato (“Cucciddato”), un ricco dolce ripieno di frutta secca la cui forma a ciambella ha un significato votivo e rappresenta la corona di stelle (“u stellariu”) che orna il capo della Santa Vergine.
 


La pasta che racchiude il buccellato è preparata tradizionalmente con lo strutto e il marsala e senza uova, potete sostituire lo strutto col burro anche se il risultato durerà meno nel tempo. Importante dopo averlo preparato far riposar una notte in frigo il buccellato prima della cottura.
 



























BUCCELLATO SICILIANO
Ricetta di Ada Parisi del blog Siciliani creativi                              (io ho solo dimezzato le dosi)

INGREDIENTI (per un piccolo buccellato di circa 15 cm di diametro):
  • 150 g farina 00
  • 75 g strutto (o burro)
  • 50 g zucchero
  • un pizzico di sale
  • marsala, quanto basta
per il ripieno:
  • 150 g uva passa
  • 50 g mandorle
  • 150 g fichi secchi
  • 70 g cioccolato fondente
  • 30 g gherigli di noci
  • 15 g pinoli
  • 20 g scorza arancia candita
  • 10 g zuccata
  • un pizzico di sale
  • scorza limone grattugiata
  • 30 ml marsala
  • cannella q.b.
Per finire:
  • 50 g pistacchio (io ho messo granella mandorle)
  • canditi (arancia e ciliegie)
  • miele q.b.

PROCEDIMENTO:

Mettete in ammollo l’uva passa in acqua calda per un’ora, quindi scolatela ed asciugatela.

Preparate la pasta: in una ciotola inserite la farina, il sale, lo zucchero e lo strutto. Impastate velocemente, otterrete un impasto a briciole. Sempre impastando iniziate ad aggiungere il Marsala, ne servirà tanto da permettervi di avere un impasto sodo, liscio e non umido. La consistenza è quella di una frolla. Coprite con pellicola e lasciate riposare in frigo per almeno due ore.

Preparate il ripieno. Tostate le mandorle i pinoli, le noci e tritate il tutto grossolanamente. Fate lo stesso con i fichi secchi ed infine con la zuccata e l’arancia candita. Mettete tutto insieme in un tegame, aggiungete la scorza di limone grattugiata, una spolverata di cannella, un pizzico di sale, il cioccolato a tocchetti ed infine il marsala. Fate cuocere a fuoco bassa per 20 – 30 minuti sempre mescolando. Fate raffreddare completamente.

Ora avete tutti gli elementi del vostro buccellato. Infarinate il piano di lavoro e stendete la pasta in un rettangolo (circa 20x30 cm). Prendete la farcia ormai fredda e aiutandovi con le mani formate un cilindro lungo quanto il rettangolo steso prima. Mettete il cilindro sulla pasta stesa e fasciatelo con la pasta. Dovrete sigillare bene l’impasto e con delicatezza dargli la forma di una ciambella richiudendolo su se stesso. Potrete lisciare con le mani eventuali crepe che si potrebbero formare.
 


Ora decorate tutta la superficie della ciambella con la pinzetta da pasticceria, oppure bucherellando l’impasto con un coltello o con i rebbi della forchetta. Non preoccupatevi se in alcuni punti si vede il ripieno.
 


Trasferite il buccellato in frigo per una notte.

Al mattino scaldate il forno a 180°C e cuocete il buccellato per 30 minuti.

Una volta cotto, lasciatelo raffreddare quindi decoratelo.

Spennellatelo con il miele caldo (potrete usare anche della gelatina o della confettura di albicocche) quindi decorate con granella di pistacchio (io ho messo mandorle), ciliegie candite e scorza di arancia candita.



Buon appetito!



Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di gennaio.



Inoltre ricordate che tutte le ricette de "Alla mensa coi Santi" sono raccolte in una utilissima MAPPA INTERATTIVA che vi permetterà di avere una visione di insieme e da cui potrete facilmente consultarle.



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lunedì 1 novembre 2021

PITTE DI SAN MARTINO...per Alla Mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme le Pitte di San Martino, biscotti a base di miele e uva passa tipici della provincia di Reggio Calabria, che per tradizione si preparano il giorno di San Martino (11 novembre) e si gustano insieme ad un bicchiere di vino nuovo.
 


Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete: da Miria il Pan de muerto, un pane messicano preparato nelle settimane prima della festività dei morti; mentre da Simona, il Pan co’ Santi un tipico dolce senese preparato nel periodo della festa di Ognissanti.
 

Martino nacque in Ungheria nel 316 d.C. e da bambino si trasferì a Pavia.
Seguì la carriera militare del padre (un ufficiale romano), nell’inverno del 335 durante una ronda notturna, divise il suo mantello a metà con un mendicante che soffriva il freddo. Durante il sonno, la notte successiva, sognò Gesù coperto dal suo mantello che raccontava agli angeli che era stato lui a vestirlo. Al risveglio il suo mantello era integro. Da qui la vita di Martino cambiò radicalmente, si convertì al cristianesimo.
Dopo 4 anni trascorsi come eremita sull’isola Gallinara tornò in Francia e divenne monaco. Nel 371 divenne vescovo di Tour, ma questo non modificò la sua semplice vita di monaco.
Quello del mantello fu solo un episodio molto significativo della sua vita, non l’unico, la sua storia infatti fu molto complessa e lunga; fu un formidabile lottatore, un instancabile missionario e un grandissimo vescovo sempre vicino ai bisognosi.
Martino morì nel 397 a Candes-Saint-Martin, la sua vita si può così sintetizzare “Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta”. Viene festeggiato l’11 novembre giorno in cui fu celebrato il suo funerale.

Fonti:
- Martino di Tours 
- San Martino di Tours


 


Il culto di San Martino è molto legato alla vita contadina, lo provano i diversi detti che lo vedono come protagonista. Le Pitte di San Martino sono proprio legate ad uno di questi detti: A San Martino ogni mosto diventa vino, infatti l’11 novembre si può assaggiare il vino novello, rito che a Reggio Calabria viene accompagnato dalla preparazione delle Pitte insieme ad altre ricche pietanza.
 


Tradizionalmente le Pitte di San Martino si preparano l’11 novembre, ma si possono trovare anche fino a Natale, e si gustano insieme al vino novello prodotto nell’ultima vendemmia.

PITTE DI SAN MARTINO
Ricetta originale pubblicata da Rosalba sul suo blog e da lei avuta in dono dal maestro pasticcere Francesco Libro della pasticceria “Dolce passione”, Bagnara Calabra (RC)


INGREDIENTI
  • 150 ml acqua
  • 150 g zucchero
  • 125 g miele millefiori
  • 1 baccello vaniglia
  • scorza grattugiata di un limone
  • 50 g burro
  • 500 g farina 00 (+ altra se necessaria)
  • 10 g ammoniaca per dolci
  • 125 g uva passa

per la glassa di zucchero (detta Naspro):
  • 100 g zucchero
  • 25 ml acqua
  • 1 cucchiaino succo limone

PROCEDIMENTO:

In una ciotola mettete l’acqua tiepida, lo zucchero e il miele, mescolate bene con un cucchiaio. Aggiungete i semi della bacca di vaniglia, la scorza grattugiata del limone, il burro morbido a temperatura ambiente, la farina setacciata e l’ammoniaca per dolci. Mescolate quindi aggiungete l’uva passa. Amalgamate bene tutti gli ingredienti fino ad avere un impasto compatto e non troppo appiccicoso (come una frolla morbida), se necessario aggiungete altra farina. Lavorate velocemente l’impasto fino a quando l’uvetta sarà ben incorporata e distribuita.

Trasferite il panetto sulla spianatoia infarinata, prelevate piccole porzioni di impasto, con ognuna formate una pallina grande quanto una noce quindi appiattitele con le mani fino a formare un biscotto dalla forma più o meno ovale, con altezza di circa 1 cm.

Trasferite le Pitte di San Martino su una o più teglie foderate con carta forno, distanziate tra loro. Cuocete in forno statico già caldo a 190° per 10-15 minuti, dovranno avere un colore leggermente brunito (potrebbe volerci anche meno nel vostro forno). Una volta cotte sfornate le Pitte di San Martino e fatele raffreddare su una gratella per dolci.

A questo punto preparate il Naspro, la glassa di zucchero per decorare le Pitte. In un pentolino antiaderente sciogliete lo zucchero con l’acqua e il succo di limone, portate ad ebollizione (fino a 112°C) e cuocere per 2 minuti. Far intiepidire mescolando velocemente con un cucchiaio, vedrete che man mano diventerà sempre più bianca da trasparente, quindi procedete alla glassatura di ogni biscotto. La glassa diventerà bianca man mano che si raffredda.
 


Lasciate asciugare a temperatura ambiente e gustate le Pitte di San Martino accompagnate con vino novello o vino passito.






Buon appetito!


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giovedì 21 ottobre 2021

FOCACCIA DOLCE DI MELE

Ciao a tutti!

Oggi vi lascio una ricetta di casa, la FOCACCIA DOLCE DI MELE che la mia nonna ci preparava sempre quando eravamo bambini.
 


Dalle nostre parti, tanto è l’amore che abbiamo per la nostra focaccia, che anche una torta di mele viene chiamata focaccia dolce. Non aspettatevi quindi un lievitato ma neppure una torta soffice, la focaccia dolce di mele di mia nonna assomigliava, come consistenza, più ad un castagnaccio che ad una vera torta.
 


La consistenza di questa torta è data dal tipo d’impasto molto liquido, probabilmente del tutto sbilanciato, ma a noi piace così con tutti i suoi errori. In realtà a noi bambini non faceva impazzire così ricca di mele e uvetta, ma si sa da piccoli si prediligono le schifezze e quelli erano gli anni delle prime merendine confezionate e la focaccia dolce certo non ci attirava.
 


Poi si cresce, si affinano i gusti, in certi casi si ricercano quei gusti che ti ricordano casa, che ti ricordano persone che non ci sono più, che ti ricordano il loro amore e così la focaccia dolce della nonna finisci per amarla così come è, con tutti i suoi difetti.
 


Mentre era in forno il suo profumo mi ha riportato a quegli anni, nella cucina di mia nonna, mi sembrava di vederla davanti ad un mucchio di mele di ogni tipo intenta a sbucciare e tagliare, poi con una ciotola ed un cucchiaio univa tutti gli ingredienti, farina, le uova appena prese nel pollaio, senza pesare nulla, tutto ad occhio, una veloce mescolata e via a cuocere nel forno della stufa a legna. Tutto fatto con la sua solita flemma, con la sua calma, con tutto il suo amore per noi...


FOCACCIA DOLCE DI MELE
INGREDIENTI (per una teglia 26 cm):
  • 6 mele
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 80 g uvetta
  • un bicchierino di marsala (50g circa)
  • 2 cucchiai pinoli
  • 2 uova
  • 150 g zucchero
  • 250 g prescinseua
  • 50 g oliva extravergine di oliva
  • 300 g farina 00
  • 1 busta di lievito per dolci
  • scorza grattugiata di limone
  • un pizzico di sale
  • latte q.b.
per finire:
  • zucchero semolato

PROCEDIMENTO:

Sbucciate le mele, eliminate il torsolo e tagliatele a fettine sottili. In una ciotola unite le mele a fettine, l’uvetta, i pinoli, un cucchiaio di zucchero e il marsala. Mescolate e lasciate insaporire.

Accendete il forno a 180°C.

In un’altra ciotola sbattete le uova con lo zucchero, unite la prescinseua e l’olio quindi la farina, la scorza di limone grattugiata, un pizzico di sale e il lievito. Se necessario unite qualche cucchiaio di latte per avere un impasto morbido.

Unite ora tutto il composto di mele, quindi mescolate bene con una spatola.

Ricoprite con carta forno una teglia di 26 cm di diametro, versate il composto preparato, livellatelo con l’aiuto di una spatola, quindi cospargete la superficie con zucchero semolato.

Cuocete a 180°C per 45-50 minuti.

Lasciate raffreddare completamente prima di servire cosparsa di zucchero a velo.



Buona appetito!




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venerdì 1 ottobre 2021

PANE DI CRUSCA ALLA CERTOSINA....per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme il Pane di crusca dei Certosini è un pane molto rustico e semplice con un’alveolatura molto fitta, a cui viene aggiunta la crusca all’impasto. È preparato nei monasteri Certosini, ordine fondato da San Bruno.




Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete da Miria: il Torcolo, un dolce tipico umbro dedicato a San Fortunato; mentre anche Simona ha scelto, come noi, un pane ma dedicato a San Petronio.
 

San Bruno, teologo e docente di filosofia, nacque in Germania a Colonia nel 1030. Negli anni sarebbe potuto diventare vescovo della cittadina francese di Reims, ma disgustato dalla mondanità della chiesa del suo tempo rifiutò e scelse la vita eremitica. Prima si ritirò a Molesme poi con sei compagni fondò nella deserta valle di Chartoux l’ordine dei Certosini.
Dovette per un periodo abbandonare la vita da eremita per seguire a Roma papa Urbano II, suo ex allievo, per diventare suo consigliere. Ma i forti contrasti tra il papa e l’imperatore spinsero Bruno a rinunciare a questo incarico per ritirarsi in Calabria, dove creò l’eremo di Serra (oggi chiamato Serra San Bruno e ancora abitato da una comunità di certosini) e dove visse fino alla morte avvenuta il 6 ottobre 1101.

L’abito dei certosini è bianco; il loro nome fa pensare subito a laboriosità, precisione, pazienza, silenzio, contemplazione e cura. La loro regola è molto severa, si fonda su preghiera e lavoro, ed è immersa in una totale solitudine. Non hanno vita pubblica, non ci sono contatti con l’esterno e la vita comune si limita al momento della celebrazione della Santa Messa e allo spaziamento, una passeggiata a cui partecipa l’intera comunità certosina e nella quale i monaci possono colloquiare tra loro. Ogni monaco ha una sua cella, una piccola casetta formata da più stanze con un giardino, che è costruita in modo che dal suo interno non si possano vedere le celle degli altri monaci. Nella sua cella il monaco consuma in solitudine tutti i pasti, solo nelle festività potrà consumare il pasto nel refettorio insieme al resto della sua comunità.
 


Il cibo che consumano i monaci non è mai elaborato anche se gustoso, si può trattare di un primo, di un secondo con uova e pesce e verdure cotte oppure talvolta insalata o un pezzo di formaggio, la frutta e qualche volta anche il dolce. Non mangiano mai carne, considerato un cibo nobile e troppo energetico, in contrasto con il loro rigore e la penitenza. Di solito fanno un unico pasto durante il giorno mentre nei periodi di astinenza si cibano di pane e acqua.
 


Il pane, unico alimento nei giorni di astinenza, viene fatto dai monaci in un forno proprio. Non è mai pane bianco, ma un pane con la crusca perché risulta essere più nutriente.


Fonti:

- La tavola dei certosini di Serra San Bruno 
- Fabio Tassone, Certosini a Serra San Bruno. Nel silenzio la comunione, ed.Certosa 2009
- Un certosino, San Bruno. Maestro e padre di monaci, ed. Città Nuova
- Chi sono i monaci certosini? 
- Visit Serra San Bruno 



PANE DI CRUSCA
Ricetta originale tratta dal libro A.Ciucci, P.Sartor, “In cucina con i Santi”, San Paolo Editore


INGREDIENTI:
  • 400 g farina 00
  • 200 g crusca di grano
  • 250 / 300 ml acqua
  • 2 g lievito di birra disidratato
  • 2 g malto
  • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 10 g sale

PROCEDIMENTO:

Nella ciotola dell’impastatrice (ma potete fare l’impasto facilmente anche a mano) mettete la farina e la crusca. Aggiungete il malto e il lievito.

Impastando iniziate ad aggiungere poco alla volta l’acqua (non vi servirà tutta) e l’olio. Quando l’impasto inizia a formarsi aggiungete il sale.

Continuate ad impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo, non troppo morbido.

Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare per 1 ora in luogo tiepido.

Riprendete l’impasto, fate qualche piega e date forma di una pagnotta tonda. Fate lievitare fino al raddoppio coperto e al caldo.

Scaldate il forno a 180°C quindi fate due tagli trasversali sulla superficie del vostro pane ed infornate per 35-40 minuti.

 


Buon appetito!




Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di novembre.



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mercoledì 1 settembre 2021

DOLCE DI SAN MICHELE...per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme il Dolce di San Michele, è un dolce tradizionale della provincia di Ravenna, precisamente di Bagnacavallo, che viene preparato dalle pasticcerie della zona e con una ricetta segreta solo durante la festa a lui dedicata di fine settembre. San Michele Arcangelo viene festeggiato il 29 settembre, e dal 1969 (anno della riforma) lo stesso giorno vengono festeggiati anche agli altri Arcangeli Raffaele, il soccorritore, e Gabriele, l’annunciatore.




Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete da Miria un pane scozzese cotto in padella anch’esso dedicato a San Michele: il Bannock; mentre Simona ha scelto una ricetta dedicata a Santo Frate Padre Pio, il ragù per lui preparato dal medico del convento.


San Michele Arcangelo è colui che riuscì a sconfiggere Satana, troviamo la sua storia sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento nelle Sacre Scritture. Viene sempre rappresentato come un combattente con la spada oppure la lancia mentre schiaccia sotto i piedi un dragone, simbolo di Lucifero, sconfitto in battaglia.

È considerato il difensore del popolo di Dio e il vincitore della lotta del bene contro il male per questo motivo è stato dichiarato protettore della Polizia di Stato oltre che di molte altre categorie. Più di 60 cittadine italiane oltre a Bagnacavallo lo hanno scelto come loro protettore.
 
Il culto di San Michele Arcangelo ha origini orientali, l’imperatore Costantino I fu il primo a manifestare una grande devozione nei suoi confronti tanto da fargli edificare a Costantinopoli un grande santuario.

Mentre in Occidente la prima basilica a lui dedicata risale a prima del 450 e si trovava sulla Via Salaria a Roma ed è proprio dalla dedica che ritroviamo su di essa, datata 29 settembre, che si è scelto il giorno in cui da sempre si festeggia San Michele.

Sono moltissime le storie legate al Santo, ma forse la più significativa e quella che mi tocca di più visto il momento che stiamo vivendo, è quella raccontata nella Leggenda Aurea (una raccolta medioevale di biografie scritta da Jacopo da Varazze, frate domenicano e vescovo di Genova): Papa Gregorio I vide apparire sopra Castel Sant’Angelo a Roma, la figura di San Michele mentre rinfoderava la sua spada, dichiarando così la fine di un lungo periodo di pestilenza.
 



Come vi dicevo Bagnacavallo è una delle numerose città che hanno scelto come santo patrono San Michele Arcangelo. Si trova nell’entroterra emiliano a pochi chilometri dal Mar Adriatico ed è un’interessante città d’arte con un bel centro storico ricco di chiese, palazzi nobiliari e uno splendido teatro. Qui dal 1202 ogni fine settembre si festeggia per 5 giorni consecutivi il Santo con una manifestazione molto varia in cui si può assistere ad eventi artistici, culturali e gastronomici.
 



Durante questi cinque giorni i forni e le pasticcerie del paese propongono il Dolce di San Michele, un ricco dolce costituito da un guscio di frolla preparata con lo strutto come è tipico di queste zone, al cui interno troviamo una crema che ricorda una panna cotta e sulla superficie un tripudio di frutta secca, inutile dirvi che è un dolce di un bontà incredibile, ahimè la ricetta è segreta e gelosamente custodita.
  


La versione che vi propongo è quella che la signora Marinella, titolare di una delle pasticcerie di Bagnacavallo ahimè ora chiusa da qualche anno, ha raccontato in un’intervista. Probabilmente qualche segreto è stato omesso, ma vi assicuro che il risultato è ottimo, una delle mie torte preferite!


Fonti:


DOLCE DI SAN MICHELE
Ricetta originale della signora Marinella


INGREDIENTI (per una teglia 23 cm diametro alta 5 cm (*)):

  • 250 g farina debole da crostate
  • 125 g zucchero a velo
  • 3 tuorli d’uovo
  • 125 g strutto
  • zeste di limone
  • 1 pizzico di sale

per la crema:
  • 50 g latte
  • 300 g panna fresca
  • semi di ½ bacca di vaniglia
  • scorza di limone
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 2 fogli di colla di pesce (circa 4 g)
  • 2 uova intere
  • 3 tuorli d’uovo
  • 150 g zucchero a velo
  • 100 g mascarpone
  • 100 g uvetta (io non l’ho messa)
  • marsala o grappa q.b. per ammollare l’uvetta (io non l’ho messo)


Per finire:
  • gherigli di noce q.b.
  • pinoli q.b.
  • mandorle con e senza pelle q.b.
  • nocciole q.b.
  • granella di mandorle q.b.
  • gelatina di albicocche

PROCEDIMENTO:

Preparate la frolla.

In una ciotola mettete la farina, le zeste di limone, lo zucchero, lo zucchero e il sale. Mescolate. Aggiungete lo strutto ed amalgamate, otterrete un composto umido e sgranato. Unite ora i tuorli e lavorate velocemente fino da avere un impasto liscio ed omogeneo.

Fate riposare in frigo coperto per una mezz’ora quindi riprendetelo e foderate uno stampo (23 cm diametro alto 5 cm) precedentemente imburrato ed infarinato. Bucherellate il fondo della frolla. Mettete lo stampo rivestito con la frolla in frigorifero.

Preparate ora la crema.

Mettete in ammollo i fogli di colla di pesce in acqua per 20 minuti.

Mettete in ammollo l’uvetta nel marsala o nella grappa (io non l’ho messa nella torta).

Fate caramellare due cucchiai di zucchero (dev’essere biondo).

In una pentola unite il latte, la panna, i semi di vaniglia, la scorza di limone (intera in modo poi da poterla eliminare) e lo zucchero caramellato. Portate a bollore e fate cuocere qualche minuto. 

Togliete dal fuoco quindi aggiungete i fogli di gelatina scolati dall’acqua di ammollo, mescolate e lasciate raffreddare. Tenete da parte.

Nella planetaria o comunque con le fruste elettriche, montate le uova e i tuorli con lo zucchero a velo, quando saranno spumose e chiare aggiungete il mascarpone e continuate a montare fino a che sarà ben amalgamato.

Unite questo composto alla crema cotta in precedenza, amalgamate bene. Aggiungete ora l’uvetta scolata e asciugata (io non l’ho messa).

Mescolate ancora. Tenete da parte.

Riprendete il guscio di frolla dal frigo, farcite con tutta la crema preparata.

Cuocete in forno già caldo a 180°C per 30-40 minuti.

Lasciare raffreddare una volta cotta quindi ponetela in frigo per qualche ora in questo modo la crema si addenserà.

Ora non resta che decorarla. Fate tostare i pinoli.

Decorate con la frutta secca l’intera superficie della torta e spennellate con gelatina di albicocche per renderla lucida.



Nota:

(*) non fate il mio errore ed utilizzate uno stampo alto (almeno 5 cm), la caratteristica di questo dolce è proprio uno strato abbondante di crema.




Buon appetito!



Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di ottobre.


Inoltre ricordate che tutte le ricette de "Alla mensa coi Santi" sono raccolte in una utilissima MAPPA INTERATTIVA  che vi permetterà di avere una visione di insieme e da cui potrete facilmente consultarle.


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domenica 1 agosto 2021

BUDINO DI SANTA CHIARA...per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme il BUDINO di Santa Chiara d’Assisi, una ricetta molto semplice e antica legata ad uno dei miracoli di Chiara e preparata nel piccolo convento francescano di San Damiano già nel periodo in cui la Santa viveva lì. Santa Chiara è celebrata il giorno 11 agosto ed è patrona di Assisi (in Toscana) e di Iglesias (nel sud della Sardegna). 
 


Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete da Miria un dolce greco in onore di San Fanurio: la Fanouropita; mentre anche Simona ha scelto una ricetta dedicata a Santa Chiara, il Gattò di Santa Chiara, una ricetta tipica napoletana.
 

Il convento di San Damiano è uno dei Santuari Francescani di Assisi in cui abitano i Frati Minori fin dal XIII secolo. Nella “Vita Prima”, la prima biografia di San Francesco scritta da Tommaso da Celano, si racconta come nel 1205 San Francesco d’Assisi pregando davanti al Crocifisso presente nella chiesa, lo sentì parlare e per tre volte chiedergli di “riparare la sua casa”. Francesco obbedì a questa richiesta e proprio in questo stesso convento compose negli ultimi anni della sua vita il “Cantico delle creature”.

Fino al 1250 il convento fu affidato all’ordine delle Clarisse che qui venne fondato da Santa Chiara tra il 1211 e il 1212.

Durante il periodo che Santa Chiara trascorse nel convento di San Damiano avvennero diversi miracoli, tra questi anche quello legato alla preparazione del Budino che oggi vi proponiamo.

A San Damiano Chiara trascorse circa quarantadue anni di cui gli ultimi 30 da malata e quasi inferma. Proprio in questo periodo, si pensa potesse essere il 1224, un cardinale, anch’egli infermo per una grave malattia ai piedi, si fece portare al cospetto della Santa con la speranza di poter essere aiutato dalle sue preghiere.

Quando il cardinale incontrò Chiara, le chiese con insistenza di intercedere per lui con le sue preghiere. Chiara non si rifiutò e pregò per la sua guarigione. Dopo la preghiera lo stesso cardinale chiese a Chiara di poter mangiare un poco del suo budino, anche in questo caso la Santa non si oppose e avvenne il miracolo. Il cardinale dopo aver mangiato il budino riuscì ad alzarsi sulle sue gambe completamente guarito.


Fonti:
 






Il budino mangiato dal cardinale è lo stesso che vi proponiamo qui oggi, è una ricetta molto semplice e poco conosciuta, proprio la sua semplicità lo rende un dolce molto buono con sfumature di gusto molto delicate date dal miele. Non ho fatto alcuna modifica nella ricetta originale, ho solo aggiunto la scorza di limone grattugiata per paura che il gusto dell’uovo fosse troppo presente.
 


BUDINO DI SANTA CHIARA
Ricetta tratta dal blog Le Cerese e i mostaccioli di Chiara


INGREDIENTI (per 2 monoporzioni in cocotte diametro 10 cm alte 5 cm):
  • 100 g pane raffermo
  • 1 uovo
  • 130 ml latte (per me latte di avena)
  • 50 ml miele millefiori
  • (scorza limone grattugiata, mia aggiunta)

PROCEDIMENTO:
Preriscaldate il forno a 180°C.

In una ciotola spezzettate il pane raffermo senza eliminare la crosta. Fate intiepidire il latte quindi aggiungetelo al pane e lasciatelo ammorbidire. Aiutandovi con le mani fate assorbire tutto il latte dal pane, otterrete un composto morbido.

In una seconda ciotola mettete l’uovo ed aggiungete metà del miele, sbattete con una frusta, otterrete un composto spumoso e leggermente montato.

Aggiungete all’uovo il pane ammollato e la scorza di limone (mia aggiunta, nella ricetta originale non era presente), mescolate bene il composto fino a renderlo ben omogeneo.

Dividete ora la crema ottenuta in due cocotte e ponetele in una teglia dove aggiungerete un bicchiere di acqua.

Infornate la teglia con le due cocotte e l’acqua e lasciate cuocere per 20 minuti (io l’ho lasciato 25 minuti per far colorare un poco la superficie).

Sfornate e lasciate raffreddare a temperatura ambiente.

Prima di servire, fate scaldare in un pentolino il restante miele mescolando con un cucchiaio. Sarà pronto quando avrà raggiunto un colore ambrato.

Dividete il miele tra i due budini e serviteli a temperatura ambiente.



Buon appetito!





Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di settembre.


Inoltre ricordate che tutte le ricette de "Alla mensa coi Santi" sono raccolte in una utilissima MAPPA INTERATTIVA  che vi permetterà di avere una visione di insieme e da cui potrete facilmente consultarle.



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giovedì 1 luglio 2021

TORTA DI SANTIAGO...per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme la TORTA DI SANTIAGO, una torta semplice a base di mandorle della regione spagnola della Galizia, preparata principalmente nel mese di luglio fino alla prima settimana di agosto nei panifici che si trovano nelle zone percorse dal Cammino di Santiago.
 




Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete da Miria un dolce a base di mandorle : il Serpentone alle mandorle di Sant’Anatolia; mentre da Simona lo Sfincione palermitano una focaccia condita alta e soffice tipica di Palermo.
 

Possiamo definire il Cammino di Santiago de Compostela come un insieme di percorsi che già dal lontano Medioevo i pellegrini percorrevano attraversando l’Europa per raggiungere la Cattedrale di Santiago di Compostela dove riposano le reliquie dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore.

San Giacomo Apostolo venne decapitato in Palestina nel 44 d.C. da re Erode Agrippa I, e secondo quello che venne tramandato negli scritti dell’epoca, i suoi discepoli con una barca guidata da un angelo riportarono il suo corpo in Galizia, dove Giacomo aveva passato un lungo periodo ad evangelizzare le popolazioni celtiche, e lì lo seppellirono in un bosco vicino ad un importante porto romano della zona. La tomba in seguito venne poi scoperta, grazie ad una rivelazione, da un eremita e da quel momento iniziarono i primi pellegrinaggi che via via coinvolsero popolazioni sempre più lontane tanto da creare una fitta rete di itinerari che portavano i pellegrini a Compostela.

Le principali vie che portano verso Santiago sono cinque e sono descritte in uno dei libri del Codex calixtinus (o Libro di san Giacomo), tra queste la più antica è il Camino primitivo che fu utilizzato per la prima volta nel IX secolo partendo dalle Asturie per un totale di 319 km, mentre ad oggi il percorso più famoso e frequentato è il Camino Francés circa 800 km che vengono percorsi in circa un mese.

Per ricevere la Compostela, il certificato che alla fine del cammino viene conferito ai pellegrini che completano il Cammino, è necessario che il pellegrino si munisca della Credencial, uno speciale passaporto che permette di accedere agli ostelli e che viene timbrato con i timbri di san Giacomo in tutti i luoghi dove il pellegrino dorme o mangia in modo da avere una prova di aver compiuto il Cammino lungo un percorso ufficiale.
 


Forse il più famoso simbolo del cammino di Santiago è una conchiglia (concha) di capasanta. Secondo la leggenda, la barca con le reliquie del Santo venne colpita da una tempesta , sulla spiaggia si stava celebrando un matrimonio, lo sposo vedendo la barca in difficoltà si lanciò in mare col suo cavallo per portare aiuto. La tempesta travolse anche lui e il suo cavallo e solo le sue preghiere lo salvarono infatti sentì una forza che lo riportò a riva insieme al suo cavallo proprio mentre la barca raggiungeva a riva. Sia lo sposo che il suo cavallo erano coperti di conchiglie, tutti pensano da allora che fu il santo a salvare lo sposo e il suo cavallo e così Santiago fu per sempre legato alla conchiglia.
  


Sempre quando si arriva a Santiago de Compostela, sia nei forni della cittadina ma anche nei vari ristoranti, è facile che venga offerta la famosa TORTA DI SANTIAGO, una semplice torta a base di mandorle, uova e zucchero. Sembra che la sua origine sia da ricercare in una torta preparata nel Medioevo per i nobili che potevano permettersi le costose mandorle, detta Tarta Reale. L’origine invece della croce di Santiago che caratterizza questa torta è relativamente recente, risale al 1924 quando in una pasticceria della zona si iniziò a decorare la torta con la croce come per garantirne l'origine.
 


Proviamo ora a preparare insieme al nostra Tarta de Santiago...


TORTA DI SANTIAGO
Ricetta liberamente tratta dal testo “Santa Pietanza”,p.217, L.Capasso, G.Esposito, Guido Tommaso Editore


INGREDIENTI (per una teglia da 26 cm diametro, oppure due teglie da 20 cm diametro):
  • 125 g farina di mandorle
  • 125 g mandorle
  • 200 g zucchero
  • 5 uova medie
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere
  • scorza grattugiata di un limone
  • pizzico di sale
per finire:
  • zucchero a velo

PROCEDIMENTO

Tritate finemente le mandorle senza ridurle a farina.

Mescolate la granella di mandorle con la farina quindi trasferite il tutto su una placca ricoperta di carta forno. Fatele tostare in forno per 10 minuti a 120°C. Lasciate raffreddare.


Sbattete le uova con lo zucchero ed un pizzico di sale fino a renderle chiare, gonfie e spumose.

Aggiungete la cannella e la scorza grattugiata di limone.

Aggiungete le mandorle ormai raffreddate ed amalgamate con cura con una spatola. 

Imburrate una teglia da 26 cm di diametro oppure coprite con carta forno, versatevi il composto ottenuto ed infornate per circa 30 minuti in forno già caldo statico a 180°C. Se utilizzate due tortiere da 20 cm saranno sufficienti 25 minuti di cottura.

Se la superficie della torta scurisce troppo durante la cottura, copritela con un foglio di alluminio nei ultimi 10 minuti.

Lasciate raffreddare completamente prima di estrarre dalla teglia.

Trasferitela su un piatto di portata e decoratela con la caratteristica croce di Santiago cospargendola di zucchero a velo.



Buon appetito!


Fonti:
- Tarta de Santiago 
- Cammino di Santiago 
- Il Cammino di Santiago - MERIDIANI – le Grandi vie –



Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di agosto.

Inoltre ricordate che tutte le ricette de "Alla mensa coi Santi" sono raccolte in una utilissima MAPPA INTERATTIVA che vi permetterà di avere una visione di insieme e da cui potrete facilmente consultarle. 


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