lunedì 25 settembre 2017

FRANDURA

Ciao a tutti!

Conoscete la Frandura? Immaginate di tornare al lontano 1800, a Montalto Ligure, un paesino dell’entroterra imperiese a metà della valle Argentina, arroccato su un colle che la sovrasta.
 


Un ambiente contadino, semplice, povero. Sembra che i contadini di questo ameno borgo, nelle loro giornate di lavoro si sfamassero proprio con la frandura: una torta salata fatta di soli 4 ingredienti (escludendo sale e olio) in cui le patate sono protagoniste in un prodotto di una semplicità disarmante.

Oggi la Frandura è diventata simbolo di Montalto tanto che in agosto viene organizzata una sagra interamente dedicata a lei.
 


Le patate furono importate in Europa dalle Ande alla metà del Cinquecento ad opera degli spagnoli, ma in Liguria iniziarono ad essere utilizzate solo alla fine del Settecento quando don Michele Dondero, parroco di un paesino della valle Fontanabuona, riuscì con non poche difficoltà a farle apprezzare ai suoi parrocchiani. Da lì lentamente si distribuirono in tutta la Liguria assumendo grande importanza nell’alimentazione, prova ne sono le mille ricette della nostra tradizione con le patate come protagoniste: ad esempio focaccia di patate e torta Baciocca per dirne due.

Ora non avete scuse nella Giornata nazionale della Patata. Preparate patate, latte, farina e formaggio e venite con me a preparare questa deliziosa torta, rimarrete stupiti dalla sua ricchezza.


FRANDURA

INGREDIENTI per una teglia diametro 34 cm (5 persone):

  • 850 g patate (al netto degli scarti)
  • 350 ml latte
  • 250 g farina
  • 100 parmigiano reggiano (in origine pecorino)
  • olio extravergine di oliva 
  • noce moscata (mia aggiunta)
  • sale q.b.

PROCEDIMENTO:

Sbucciate le patate e con l’aiuto di una mandolina tagliatele a fettine molto sottili, circa 2 mm, e disponetele a spina di pesce (cioè leggermente sovrapposte tra loro) in una teglia precedentemente unta di olio. Salate.

Per tradizione questa torta viene cotta nelle teglie di rame (i testi della farinata) ma se non li avete potete utilizzare una teglia di alluminio coperta di carta forno.

Preparate una pastella liquida con la farina, noce moscata e il latte, mescolate energicamente con una frusta a mano in modo da eliminare eventuali grumi. Aggiustate di sale.
 


Con questa quantità di patate si riescono a fare due strati. Completato il primo strato coprite le patate con poca pastella quindi continuate col secondo strato. Infine ricoprite il tutto con la pastella distribuendola su tutta la superficie. In realtà secondo la ricetta originale la pastella tra i due strati non viene messa, normalmente si dispongono tutte le patate e si copre con la pastella solo alla fine.

Cospargete la superficie con abbondante parmigiano reggiano grattugiato.

Cuocete in forno già caldo a 200°C per circa 30 minuti o comunque fino alla formazione di una croccante crosticina sulla superficie. Controllate con una forchetta la cottura delle patate prima di sfornare.

Va servita sia calda che fredda, qui hanno preferito la versione tiepida!


Note:

Come ogni ricetta della tradizione che si rispetti, anche la frandura ha mille varianti:

  • nella versione di Badalucco, un paesino vicino a Montalto, sembra che la frandura sia arricchita anche da due uova. Il procedimento è lo stesso ma nella pastella il latte si riduce a 250ml e vengono aggiunte 2 uova, creando una versione ancora più completa.

  • nella versione indicata nel “Codice della cucina Ligure”,pubblicato in schede da Il secolo XIX nel 1982, oltre a chiamarla Frandurà invece di Frandura, nella pastella vengono messe le uova come a Badalucco ed inoltre viene aggiunto un trito di pomodori, basilico, prezzemolo e una spolverata di noce moscata. 

Insomma una torta che vista la sua semplicità, si presta ad un interminabile numero di variazioni, il fotografo già se la immagina con uno strato di gorgonzola tra i due strati di patate!



Buon appetito!


Con questa ricetta partecipo al Calendario del Cibo Italiano e ai festeggiamenti della Giornata Nazionale del Patata.




domenica 17 settembre 2017

Ciambelline soffici simil Mr.Day...per il Calendario del Cibo Italiano!


Ciao a tutti!


Oggi con la ricetta delle ciambelline soffici simil Mr.Day mi sembra di tornare bambina, ai lontani anni ’80. Ai tempi c’era poca consapevolezza del fatto che le merendine acquistate potessero essere poco indicate per i nostri figli e quindi se ne faceva largo uso.


In casa mia ne vedevo di ogni tipo, anche se devo dire che, a farla da padrone, erano le merendine di quel piccolo mugnaio con i capelli rossi e il capello da chef che sfornava dolcetti per la amata Clementina, e che, oltre al carico di zuccheri, in ogni confezione donava deliziosi sorpresine di ogni genere racchiuse in una confezione a forma di scatola di fiammiferi. Credo che i miei genitori fossero diventati “azionisti” di quella marca di merendine, a giudicare dalla quantità di piatti e vasellame vario con l’effige del piccolo mulino circolano ancora oggi per casa!

Erano gli anni del trionfo del cacao e delle merende golose; soffici pan di spagna farciti con ricche creme e ricoperti con cioccolato, erano il modo migliore per ingolosire i bambini che non vedevano l’ora della merenda.
 


Oggi, c’è una maggiore ricerca del cibo sano e bilanciato e
 ci si sente in colpa a comprare ai nostri figli queste merendine, ai nostri tempi era una cosa normale anzi era il segno del mondo che mutava. 

Le merendine hanno avuto il loro maggior successo proprio quando si è avuto un aumento delle donne lavoratrici che, avendo poco tempo a disposizione, erano ben felici di trovare dei prodotti già pronti. Si presentavano come la versione confezionata dei tipici dolci che venivano preparati dalle loro mamme: pan di spagna farciti oppure tortine di pasta frolla ricche di confetture o cioccolato o ancora semplici torte margherita, e si dimostravano molto più comodi e pratici. Ecco spiegato il loro successo.
 


Oggi le cose sono ancora una volta cambiate, si ha più consapevolezza e forse vi è un ritorno al piacere della cucina intesa come amore verso la nostra famiglia, così, perché non prepararci da soli quelle famose merendine? 


Qui a casa Fotocibiamo troverete le ciambelline soffici simil Mr.Day, una delicata ciambella di pasta margherita arricchita da miele e profumata alla vaniglia, molto semplice e altrettanto golosa, molto apprezzata dai piccoli di casa.

Mentre dalle nostre amiche (trovate tutti i link qui nel Calendario del Cibo Italiano) guardate che meraviglia vi aspetta, vi lascio un piccolo assaggio:
 



Ed ora andiamo a preparare insieme le ciambelline, vi assicuro che sono talmente semplici da preparare che da ora in avanti non le comprerete più...





CIAMBELLINE SOFFICI simil Mr.Day


INGREDIENTI per circa 15 ciambelle diametro 10 cm:
  • 4 uova
  • 170 g zucchero 
  • 1 cucchiaino di miele 
  • semi ½ bacca vaniglia 
  • 80 g olio extravergine di oliva delicato
  • 120 g farina debole
  • 60 g fecola patate 
  • 6 g lievito per dolci
  • burro per gli stampi

PROCEDIMENTO:

Nella ciotola della planetaria (potete utilizzare anche le fruste elettriche o, per i più virtuosi, le fruste a mano) montate le uova con lo zucchero, il miele e i semi di vaniglia fino ad ottenere un composto ben spumoso.

Continuando a lavorare con le fruste, aggiungete l’olio a filo, importante per questa preparazione utilizzare un olio extravergine dal gusto delicato.

Con l’aiuto di una spatola aggiungete le farine e il lievito setacciati facendo attenzione a non smontare il composto.

Imburrate ed infarinate gli stampi a ciambella e riempiteli per i 2/3 col composto (ho messo in ogni stampo circa 40 g di composto).

Infornate a 180°C per 15-20 minuti, dovranno risultare dorate.
Sfornatele e fatele raffreddare su una gratella da dolci.

Una volta fredde potrete cospargere con zucchero a velo.

Note:

Per una versione ancora più leggera provate a sostituire la farina di frumento con farina di riso, stessa quantità. 


Buon appetito!








Con questa ricetta partecipo al Calendario del Cibo Italiano e ai festeggiamenti per la Giornata Nazionale della Merenda.





lunedì 11 settembre 2017

LASAGNE “ALLA PORTOFINO”...per il Calendario del Cibo Italiano.

Ciao a tutti!

Noi genovesi siamo un po’ suscettibili su tutti ciò che ci riguarda, e quando si parla di pesto o di focaccia o di lasagne al pesto (o altre nostre ricette) proprio diventiamo intolleranti. E non parlo solo di chi, come noi, ama parlare di cibo e quindi è facile che capitino discussioni sull’argomento, ma per tutti è così, provate a contestare una ricetta e ne vedrete delle belle.
 


Pensate cosa ci siamo inventati. Il pesto è una delle ricette che ci rappresentano, è una delle salse più conosciute al mondo, e ha delle regole ben precise che siamo prontissimi a far seguire a tutti quelli che vogliono cimentarsi nella preparazione, anche se noi per primi qualche scorciatoia la utilizziamo (vedi utilizzo del frullatore!).
 


Tra queste regole c’è quella che il pesto NON VA MAI COTTO, perché la cottura strapazza troppo questa delicata salsa cambiandone le caratteristiche e il gusto. Poi però, scopriamo che le lasagne al pesto al forno sono una vera bontà e allora per sottolineare il fatto che a Genova nessuno può perpetrare un tale misfatto, le chiamiamo non a caso “alla Portofino”.
 


Portofino, tutti lo conoscete, è un ameno piccolo borgo marinaro, appartenente sì alla provincia di Genova ma fuori dalle mura della città e caratterizzato da una vita del tutto diversa dalla nostra e quindi perfetto per rendersi il colpevole di tale fattaccio.
 


Prova di tutto ciò è che non troverete questa ricetta sulla Vera Cuciniera Genovese di Emanuele Rossi, ma troverete le semplici lasagne al pesto al n°157:


  “Fate le lasagne cuocetele nell’acqua abbondante con poco sale procurando che sotto la caldaia vi sia fuoco abbastanza per fare che l’acqua riprenda il bollore dopo che vi avrete gettato le lasagne. Quando queste saranno cotte, ritiratele dal fuoco, fatele ben sgocciolare e conditele suolo per suolo entro un gran piatto con pesto d’aglio e basilico e formaggio parmigiano abbondante e servitele in tavola.

Questa ricetta si segue ancora oggi, infatti per noi le lasagne al pesto sono proprio queste della ricetta della cuciniera, dove le lasagne si condiscono come un qualunque altro formato di pasta. Se volete quelle “alla Portofino” dovrete specificare “al forno”!
 


Oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra la Giornata Nazionale del Pesto e noi non potevamo che essere presenti con una ricetta della nostra tradizione, e sì proprio così, che se ne dica, ormai queste lasagne sono entrate a pieno diritto nella nostra tradizione.


LASAGNE “ALLA PORTOFINO”


INGREDIENTI per 4 persone:

Per le lasagne (circa 450 g di sfoglie all'uovo):

  • 200 g farina debole
  • 150 g semola di grano duro
  • 2 uova 
  • vino bianco q.b.
  • un pizzico di sale

per la besciamella:

  • ½ l latte
  • 50 g farina debole
  • 50 g burro
  • noce moscata
  • sale q.b.


  • parmigiano reggiano 

  • burro

PROCEDIMENTO:

Impastate tutti gli ingredienti per le lasagne (vedi qui per procedimento) in modo da ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Dategli la forma di una palla e copritela con una ciotola rovesciata. Lasciate riposare a temperatura ambiente per una mezz’ora. Se vi avanzano delle sfoglie di pasta potrete conservarle in congelatore (prima di cuocerle) sovrapposte una all’altra spolverate con abbondante semola di grano duro.

Trascorsa la mezz’ora di riposo, stendete la pasta sottile pochi mm e ricavate le lasagne. Cuocete le lasagne poche alla volta in abbondante acqua salata (usate una pentola capiente) a cui avrete aggiunto 2 cucchiai di olio, l’olio impedirà alle lasagne di attaccarsi tra loro. Dopo pochi minuti di cottura scolate le lasagne stendetele su un canovaccio pulito a raffreddare.

Preparate la besciamella: create il roux, facendo prima sciogliere il burro in una pentola abbastanza capace da contenere 1/2 lt di latte, ed aggiungendo la farina. Mescolate bene quindi aggiungete il latte poco alla volta e sempre mescolando con una frusta in modo che non si creino grumi. Aromatizzate con abbondante noce moscata (qui la quantità la dovete scegliere a vostro gusto) e aggiustate di sale. Fate cuocere per qualche minuto fino a che inizia ad addensarsi, in questo caso ho lasciato la besciamella un po’ più lenta. Tenete da parte.
 


Ora procedete al montaggio delle lasagne. Mescolate tutto il pesto alla besciamella. In una teglia distribuite sul fondo uno strato di besciamella quindi coprite con uno strato di lasagne, altro strato di besciamella-pesto abbondante formaggio grattugiato e ancora lasagne fino alla fine degli ingredienti. Terminate con besciamella-pesto, abbondante formaggio grattugiato e fiocchetti di burro. Noi non amiamo le lasagne troppo alte e quindi non supero mai i tre strati di sfoglia intercalati da abbondante besciamella.

Infornate a 200°C per circa 30 minuti sulla superficie si formerà una invitante crosticina bruna. Lasciate riposare una decina di minuti e servite calde.





Buon appetito!


Con questa ricetta partecipo al Calendario del Cibo Italiano e ai festeggiamenti per la Giornata Nazionale del Pesto. 









sabato 9 settembre 2017

PINOLATA...per il Calendario del Cibo Italiano!

Ciao a tutti!

Oggi vi porto con me in Val d’Aveto, una bellissima valle dell’entroterra genovese divisa tra la nostra regione e l’Emilia Romagna. Andremo a scoprire un dolce tipico di queste zone: la Pinolata.
 


Non mi sto riferendo al tipico pasticcino fatto con mandorle e pinoli ma ad una crostata. Un friabile guscio di frolla che al suo interno racchiude un ripieno ricco di mandorle. Può avere il tipico aspetto di una crostata, con la griglia di frolla a decoro della superficie e tantissimi pinoli, oppure, essere ricoperta da un disco di frolla cosparso anch'esso di pinoli. In alcuni casi, quando chiusa da un disco di frolla, viene definita, o forse meglio, confusa con la torta della nonna, che a differenza di questa ha però un ripieno di crema pasticcera. Attenzione potreste quindi trovare queste due denominazioni un po’ confuse.
 


Secondo il Calendario del Cibo Italiano oggi si celebra la Giornata delle Crostate e credo che la Pinolata sia un ottimo rappresentante per quelle che possiamo definire le crostate classiche, quelle della tradizione.

Gli ingredienti della frolla sono sempre gli stessi: farina, zucchero, materia grassa, uova e aromi; quello che può cambiare da una ricetta all’altra, e quindi dare origine ad innumerevoli variazioni, è il loro bilanciamento e il metodo di lavorazione.

Sicuramente la regola principale è quella di utilizzare sempre ingredienti di ottima qualità ed essere velocissimi nell’impasto in modo da sviluppare il meno possibile il glutine (proteine) nemico di questo tipo di preparazione.

Per la preparazione della frolla si possono utilizzare tre diversi metodi di impasto: metodo classico (la farina si aggiunge come ultimo ingrediente impastandolo velocemente con gli altri), metodo montato ed infine il metodo sabbiato. Quest’ultimo è quello che utilizzeremo per la nostra crostata.

Col metodo sabbiato la frolla avrà una struttura del tutto diversa dalla classica, risulterà molto più consistente e sarà molto più friabile, inoltre al momento della lavorazione non necessiterà di riposo in frigo.
 


Vediamo insieme come fare...




PINOLATA


Ricetta tratta da I.Fioravanti, Dolci ricette di Liguria, Erredi, Genova 2015



INGREDIENTI per una crostata diametro 26 cm:

per la frolla:
  • 220 g farina debole
  • 100 g burro, freddo di frigorifero
  • 70 g zucchero semolato
  • 2 tuorli
  • un pizzico di sale
  • 2 cucchiai di marsala amaretto

per il ripieno:
  • 80 g mandorle pelate
  • 20 g armelline o mandorle amare
  • 3 albumi
  • 180 g zucchero semolato
  • scorza limone

per la finitura:
  • 100 g 50 g pinoli 
  • zucchero a velo

PROCEDIMENTO:

L’utilizzo di un’impastatrice con l’accessorio a foglia (o frusta k) permette di ottenere un’ottima sabbiatura (in alternativa potete usare un robot da cucina, a mano diventa difficile per il fatto che deve essere lavorata molto velocemente).

Unite la farina al burro, freddo di frigo, nella ciotola dell’impastatrice. Iniziate a miscelare a velocità medio-bassa, dopo qualche minuto di lavorazione la farina avrà l’aspetto della sabbia bagnata.

A questo punto inserite gli altri ingredienti: lo zucchero, i tuorli, il sale e l’amaretto. Avviate nuovamente l’impastatrice e vedrete che nel giro di un minuto la frolla sarà formata.

Si ottiene in questo modo una frolla che può essere subito utilizzata senza alcun riposo in frigorifero.



Stendete la frolla ad uno spessore di pochi millimetri e rivestite uno stampo da crostata con fondo amovibile precedentemente imburrato ed infarinato. Bucherellate il fondo della crostata con una forchetta e mettete da parte con i ritagli avanzati, vi serviranno per fare la griglia della crostata.

Preparate il ripieno. Tritate le mandorle, precedentemente tostate, e le armelline con un cucchiaio di zucchero, preso dal totale. Aggiungere lo zucchero alle mandorle mentre si frullano permette di raccogliere tutti gli olii essenziali che si sprigionano.

Ora montate gli albumi a neve ben ferma con il resto dello zucchero, aggiungendolo poco alla volta. Aggiungete, un cucchiaio alla volta, le mandorle frullate  mescolando delicatamente con una spatola per non smontare il composto.

Riprendete la base di frolla (in realtà ho riposto la teglia ricoperta con la frolla in frigo a causa della temperatura troppo alta di casa mia) e ricopritela con questo composto. Livellate bene e decorate con le tipiche strisce della crostata. Cospargete con abbondanti pinoli.

Infornate in forno statico già caldo a 170°C per 45-50 minuti. Se la supeficie scurisse troppo, a metà cottura coprite con un foglio di alluminio.

Sfornatela e lasciatela raffreddare nella teglia, sformatela solo una volta fredda.



NOTE:


  • Scegliete una farina debole cioè con un contenuto in proteine tra 8,5 g e 9,5 g e quindi una forza 150/180 W.
  • Unendo per prima cosa la farina al burro, il grasso del burro avvolgerà ogni granello di farina e la renderà impermeabile; questo ostacolerà l’attivazione del glutine e vi garantirà la friabilità della frolla.


Buon appetito!



Lo stampo da me utilizzato per fare la Pinolata era da 23 cm e con la frolla e la crema avanzati ho fatto delle mini-Pinolate:




Con questa ricetta partecipo al Calendario del Cibo Italiano e ai festeggiamenti per la Giornata Nazionale della Crostata







venerdì 1 settembre 2017

CROSTONI con FICHI SECCHI E NOCI....per il Calendario del Cibo Italiano!

Ciao a tutti!

È arrivato settembre e quindi è il momento di arricchire le scorte in dispensa per portare un po’ di sole estivo nel grigio inverno. Vista la ricchezza del raccolto ho deciso di iniziare con l’essiccazione dei fichi e, per testare subito il risultato, con la produzione di un delizioso pane con fichi secchi e noci


Amo questi frutti e sono felice di aver trovato oltre alla confettura (qui normale e qui la mia preferitaun altro modo per portarli con noi in inverno
 


I fichi vantano numerose proprietà nutrizionali benefiche per la salute del nostro organismo: sono lassativi se consumati in grandi quantità, disinfettanti ed antinfiammatori, rimineralizzanti, emollienti. Quello che noi erroneamente chiamiamo frutto, in realtà è un’infruttescenza detta siconio, al cui interno troviamo i veri frutti (gli acheni) della pianta da noi erroneamente definiti semini.

Ho essiccato i miei frutti utilizzando un essiccatore, il clima del luogo in cui vivo non mi permetterebbe l’essiccazione al sole. Per essiccare i fichi dobbiamo scegliere frutti ben maturi ma sodi ed integri. Utilizzeremo una temperatura di 45°C-50°C in modo da mantenere il più possibile inalterate le proprietà organolettiche di questi frutti. Una temperatura maggiore di certo permette di essiccare più velocemente i cibi, ma al contempo causa la perdita di più sostanze nutritive importanti per il nostro organismo.
 


Una volta essiccati potrete conservare i vostri frutti in vasi di vetro ben lavati e asciutti, riposti al buio in un luogo fresco ed asciutto . Non utilizzando alcun tipo di trattamento chimico prima e dopo aver essiccato i vostri fichi, la loro conservazione non andrà oltre pochi mesi. Un’alternativa a questo potrebbe essere quella di chiudere sottovuoto una parte dei fichi essiccati e conservarli in congelatore. Questo vi consentirà di avere fichi secchi fino al prossimo raccolto!


FICHI ESSICCATI

Non è una vera ricetta ma solo un'indicazione sul procedimento.
 



Scegliete frutti ben maturi, sodi e asciutti.

Lavateli ed asciugateli perfettamente con un canovaccio.

Tagliateli a metà, volendo potrete lasciare unite le due metà, riponeteli sulle griglie del vostro essiccatore adagiandoli dalla parte della buccia (polpa rivolta verso l’alto).

Posizionate il vostro essiccatore sui 50°C ed essiccate i fichi per circa 30 ore. Questo è il tempo che è stato necessario nel mio caso, dipende dalla pezzatura dei frutti scelti.

Conservateli in vasi di vetro puliti ed asciutti (non serve sterilizzarli). Non conservateli oltre i 6 mesi, il prodotto acquistato subisce diversi processi chimici che gli permettono di durare a lungo nel nostro caso dobbiamo fare più attenzione.

Per conservarli più a lungo, la soluzione potrebbe essere quella di chiudere sottovuoto i frutti e conservarli in congelatore (anche solo la soluzione del sottovuoto allunga i tempi di conservazione). In questo modo potrete conservarli anche per un anno.



CROSTONI con FICHI SECCHI E NOCI

INGREDIENTI:
  • 300 g farina 0
  • 100 g farina di segale
  • 100 g farina integrale
  • 200-250 g acqua
  • 4 g lievito di birra disidratato 
  • 5 g malto d’orzo
  • 10 g sale
  • 150 g fichi essiccati
  • 100 g noci

PROCEDIMENTO:

Utilizzando il lievito disidratato non è necessario attivarlo prima dell’impasto ma si può mescolarlo direttamente alle farine. Se utilizzerete lievito di birra fresco (ne serviranno circa 12 g) dovrete mescolarlo con parte dell’acqua e il malto e lasciarlo riposare 5-10 minuti prima di iniziare l’impasto.

Nella ciotola dell’impastatrice (ma potrete procedere anche a mano) riunite tutte le farine, il lievito, il malto e l’acqua. Iniziate con 200 g di acqua, se poi sarà necessario ne aggiungerete altra , dipende dall’assorbimento della farina ma anche da altri fattori quali il tempo e l’umidità. Dovrete ottenere un impasto morbido facile da impastare ma non appiccicoso.

Appena l’impasto si sarà formato aggiungete il sale e continuate ad impastare fino ad avere un impasto liscio ed omogeneo e ben incordato. Ci vorranno 15-20 minuti.

Appena l’impasto si staccherà dalla parete della ciotola unite i fichi tagliati a pezzetti e i gherigli di noce spezzettati grossolanamente.

Trasferite sulla spianatoia, date una forma sferica e dopo averlo messo in una ciotola unta di olio lasciatelo riposare coperto in un luogo tiepido per circa 40 minuti.

Riprendete l’impasto e stendetelo delicatamente con le mani quindi arrotolatelo su se stesso dando la forma di un filone. Mettete a lievitare facendo attenzione che la chiusura rimanga verso il basso su una pala di legno spolverata di farina (o sulla teglia ricoperta con carta forno dove poi lo cuocerete) per 90 minuti o comunque fino al raddoppio.

Cuocete su pietra refrattaria in forno già caldo a 220°C. Dopo 15 minuti abbassate a 190°C e terminate la cottura per altri 20 minuti.

Sfornatelo e lasciatelo raffreddare completamente.

Il giorno successivo tagliate il pane a fette spesse meno di un centimetro (8 mm) quindi trasferitele sulla griglia dell’essiccatore e avviatelo ad una temperatura di 70°C. In circa 7-8 ore i vostri crostoni saranno pronti. Controllate comunque che l’essiccazione sia perfetta, potrebbe volerci di più o di meno, dipende dallo spessore delle fette ma anche dall’umidità iniziale del pane.

Potrete fare lo stesso anche utilizzando il forno a 100°C e girando le fette a metà processo. Attenzione, non perdetele di vista, si bruciano in un attimo!

A questo punto avrete i vostri crostoni pronti per un’ottima merenda con salame e formaggio o anche una golosa colazione!







Buon appetito!


Con questa ricetta partecipo al Calendario del Cibo Italiano e ai festeggiamenti per la Giornata Nazionale dei Fichi.






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