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domenica 1 maggio 2022

ROSETTE DI SANTA RITA...per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!

Eccoci al nostro appuntamento mensile con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme le ROSETTE di Santa Rita, panini dolci preparati il 22 maggio a Mussomeli in Sicilia in onore di Santa Rita.
 




Per questo mese dalle nostre compagne di viaggio troverete da Miria una golosa torta austriaca preparata per festeggiare la giornata cattolica, KARDINALSCHNITTE (letteralmente Tagli cardinali); mentre Simona ha scelto il RISO E LATTE, preparato il giorno dell’Ascensione al cielo di Gesù in molte regioni italiane.


Anche questo mese, come ad aprile, vi abbiamo preparato un pdf in cui troverete il calendario del mese in corso, una ricetta dedicata ad uno dei Santi del mese, le date da ricordare e tanto spazio in cui potrete scrivere le vostre annotazioni.

Cliccate sul banner qui sotto e potrete scaricare il calendario di aprile preparato per voi:


Santa Rita da Cascia nata a Roccaporena, un piccolo paesino umbro vicino a Cascia, nel 1380, ebbe una vita incredibilmente ricca di cambiamenti e costantemente pervasa dall’amore incondizionato per Nostro Signore. Fin da ragazzina avrebbe voluto vestire l’abito religioso ma i suoi genitori non glielo permisero e all’età di 14 anni dovette sposare un uomo che poi si rivelò violento e rissoso. Rita riuscì con la sua grande bontà d’animo a convertire e a rendere buono il marito da cui ebbe due figli. Ma questo cambiamento non fu sufficiente ad allontanarlo dai guai e dalle persone che frequentava un tempo, tanto che venne ucciso. Questo fu una delle prime prove della sua vita, Rita si trovò da sola con i suoi figli ma tutto questo l’avvicinò ancora di più a Dio.

Lei, con l’aiuto della preghiera, riuscì a perdonare gli assassini del marito, cosa che non riuscirono a fare i figli che anzi meditarono vendetta. Quando Rita di rese conto di quello che volevano fare i figli, cercò in ogni modo di dissuaderli fino al punto di arrivare a pregare Dio di portarli a Se prima di macchiarsi di un delitto che li avrebbe dannati in eterno. Nel giro di pochi anni entrambi i figli morirono per malattia.

A questo punto della sua vita Rita si ritrovò sola, e decise di ritirarsi in convento, ma neanche questa volta il suo desiderio venne esaudito. Anche in questo caso si rifugiò nella preghiera, in una preghiera intensa e fiduciosa: una notte in sogno le apparve prima San Giovanni Battista, poi Agostino e Nicola da Tolentino e miracolosamente al suo risveglio si ritrovò all’interno del monastero di Cascia, da dove era stata rifiutata, e a quel punto le consorelle non poterono fare altro che accettarla tra loro.

Trascorse 40 anni in convento, quando si ammalò Rita ebbe un ultimo desiderio: una rosa e due fichi del giardino della sua casa natia e li chiese ad una sua cugina che era accorsa al suo capezzale. Ma era inverno e questa richiesta suscitò molto stupore nella cugina che però nonostante tutto decise di recarsi nel giardino della casa dei genitori di Rita. Con suo enorme stupore, in quel giardino, trovò una rosa e due fichi nonostante il freddo gelido, li colse tutti e tre e li portò a Rita.

La rosa rappresenta Rita che nonostante le spine che la vita le ha riservato è riuscita a “fiorire” e a sciogliere il gelo in molte anime nella sua vita, mentre i due fichi rappresentavano i suoi figli che lei era riuscita a salvare. Rita morì il 22 maggio 1147.

Il primo miracolo di questa Santa avvenne a pochi giorni dalla sua nascita. Alcune api le si avvicinarono mentre si trovava nella culla nel giardino dei genitori, entrando ed uscendo dalla sua bocca senza mai pungerla. Poco distante da lei un contadino si tagliò profondamente una mano con la falce. Subito corse verso la casa per curarsi, passando vicino alla culla vide le api sul viso della bimba, fece un gesto per allontanarle con la mano ferita e con grande stupore si accorse che questa era guarita.

Altro simbolo legato a questa Santa è la Vite. In convento mentre Rita è ancora novizia, la superiora le chiede di innaffiare ogni giorno come segno di obbedienza una vite ormai secca da tempo. Rita con obbedienza assolve il suo compito ogni giorno, e la vite ricomincia a germogliare rigogliosa, la si può vedere ancora oggi all’interno del convento.

Fonti:

- Monastero Santa Rita da Cascia 
- Santa Rita da Cascia 
- La storia di Santa Rita raccontata ai bambini 
- Comitato Santa Rita 

 


Santa Rita viene ricordata il 22 maggio girono della sua morte, è una Santa molto amata in molte delle nostre regioni. Il giorno della ricorrenza in chiesa vengono benedette le rose e in alcune parti anche dei pani che vengono poi offerti durante le processioni dedicate alla Santa.
 


Come succede a Mussomeli in provincia di Caltanissetta, qui il 22 maggio dai forni del posto vengono preparati i panini di Santa Rita, panini dolci a forma di chiocciola e ricoperti di semi di sesamo.



PANINI DI SANTA RITA
Ricetta tratta da Castello incantato 

INGREDIENTI (per circa 10 panini):
  • 500 g farina per pizza
  • 100 g strutto
  • 100 g zucchero
  • 7 g lievito di birra disidratato
  • 1 uovo
  • semi di ½ bacca di vaniglia
  • 100 ml latte
  • 50 ml acqua tiepida
  • un pizzico di sale
per finire:
  • 1 uovo
  • semi di sesamo

PROCEDIMENTO:

Fate sciogliere nel latte tiepido il lievito.

Nella ciotola dell’impastatrice (ma potete procedere anche impastando a mano) mettete la farina, lo zucchero, lo strutto, l’uovo, i semi di vaniglia e il latte con il lievito. Iniziate ad impastare a bassa velocità in modo da amalgamare tutti gli ingredienti ed aggiungete prima l’acqua ed infine il sale.

Aumentate la velocità dell’impastatrice fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo, ci vorranno circa 20 minuti.

Trasferite l’impasto sulla spianatoia, date forma tonda ripiegando la pasta verso il basso e riponetelo in una ciotola. Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare per 1 ora.

Riprendete l’impasto, dividetelo in 10 porzioni quindi da ognuna formate un salsicciotto lungo poco meno di 30 cm quindi arrotolate ogni salsicciotto su se stesso a formare una chiocciola. Non stringete troppo i giri della chiocciola altrimenti la pasta si strapperà durante la lievitazione.

Riponete tutte le chiocciole su una teglia coperta di carta forno distanziate tra loro. Coprite con pellicola e lasciate lievitare fino al raddoppio (la mia cucina è calda e sono raddoppiate in un’ora).

Riprendete la teglia con le chiocciole, spennellatele con l’uovo leggermente sbattuto. Ora prendete delle forbici e fate dei piccoli taglietti lungo le spire delle vostre chiocciole. Cospargete di semi di sesamo e cuocete in forno già caldo a 180°C per 20-25 minuti, devono essere ben dorate in superficie.

Sfornate e fate raffreddare su una gratella.



Buon appetito!



Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di giugno.

Inoltre ricordate che tutte le ricette de "Alla mensa coi Santi" sono raccolte in una utilissima MAPPA INTERATTIVA LINK che vi permetterà di avere una visione di insieme e da cui potrete facilmente consultarle.



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martedì 1 dicembre 2020

MUFFOLETTA...per Alla mensa coi Santi!

Ciao a tutti!
 
Eccoci al nostro appuntamento con la rubrica, “Alla mensa coi Santi”. Oggi prepareremo insieme le MUFFOLETTE, morbidi panini siciliani che vengono preparati sia in occasione della festa dei Morti a novembre sia a dicembre in occasione della festa dell’Immacolata.




Questo mese vi proporremo un menù ridotto composto da un secondo, un pane e un dolce. Troverete qui da noi il pane con le Muffolette. Da Miria troverete i Rostin negàa, un secondo a base di carne di vitello tipico del milanese e preparato in occasione di Sant’Ambrogio. Infine da Simona sempre dedicati a Sant’Ambrogio troverete i Biscotti Ambrosiani


Le Muffolette (o Muffuletta o Moffoletta), una ricetta tipica siciliana, sono dei morbidi panini rotondi di semola di grano duro, aromatizzati a seconda della zona con semi di anice, o di finocchio, o di cumino, o ancora di sesamo ed hanno origini antichissime. Anche il ripieno con cui vengono mangiati varia moltissimo a seconda della ricorrenza in cui vengono preparati ma anche a seconda del posto in cui ci si trova.
 


In occasione della ricorrenza dell’Immacolata Concezione, più precisamente la sera della vigilia, questo panino si mangia attorno alle “vamparotte”, dei grandi falò preparati nei vari rioni delle città o dei paesi.
 


Come dicevamo prima, questo panino varia a seconda della zona e del paese in cui viene consumato: a Palermo è farcito con milza di bovino e si prepara in occasione della festa dei morti; a Lercara Friddi, provincia di Palermo, si condisce con ricotta, caciocavallo e sugna (strutto) e si prepara in occasione della festa dell’Immacolata Concezione; nella Valle del Belice si prepara per San Martino e si condisce con olio extravergine d’oliva, sarde salate, origano, caciocavallo e pepe.

Fonti: Gazzetta del gusto e Cronaca social

Il protagonista è sempre un panino tondo molto morbido, che viene di volta in volta arricchito con i prodotti della zona, noi lo abbiamo provato con olio extravergine di oliva, acciughe salate, pepe e origano. Semplice ma davvero molto gustoso...


MUFFOLETTE
Ricetta tratta dal blog Cucina facile con Elena.
INGREDIENTI:

  • 500 g semola rimacinata di grano duro
  • 300 g acqua
  • 25 g olio extravergine di oliva
  • 20 g semi di anice (io non li ho messi)
  • 15 g miele (io ho messo 5 g malto)
  • 10 g sale
  • 2 g lievito di birra disidratato
per lo spolvero:
  • semola rimacinata di grano duro
per farcire:
  • olio extravergine di oliva
  • acciughe salate
  • origano q.b.
  • pepe q.b.

PROCEDIMENTO:

Nella ciotola dell’impastatrice inserite: la semola, il malto e il lievito. Iniziate ad impastare ed inserite poco alla volta l’acqua. Impastate per 2-3 minuti.
Aggiungete ora poco alla volta l’olio e il sale (e i semi di anice se li avete messi). Impastate ancora per 5-6 minuti. Otterrete un impasto morbido ed omogeneo, trasferitelo sulla spianatoia date forma a palla quindi lasciatelo lievitare per 3 ore in una ciotola coperta al caldo (coprite la ciotola con un canovaccio quindi chiudetela nel forno spento).
Riprendete l’impasto lievitato e dividetelo in 7 parti di circa 125 g ciascuna. Date forma tondeggiante a ciascun pezzetto quindi passatele nella semola di grano duro. Trasferitele distanziate su una teglia coperta di carta forno e lasciatele lievitare coperte e sempre nel forno spento per un’altra ora (anche 1 ora e mezza).

Cuocete in forno già caldo a 220°C per 15-20 minuti fino a che diventino dorate, non cuocetele troppo a lungo in modo che rimangano morbide. 

Fate raffreddare quindi condite come preferite, noi abbiamo provato il ripieno con olio extravergine, acciughe, origano e pepe.




Buon appetito!



Con la rubrica “Alla mensa coi Santi” ci rivedremo il primo di gennaio del prossimo anno.


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giovedì 20 giugno 2019

CIAPPE...per Al Km 0!

Ciao a tutti!

Le ciappe sono la versione ligure dei crackers, sfoglie sottili e molto croccanti perfette per essere utilizzate in un aperitivo ma anche come sostituto del pane. Si preparano con pochi semplici ingredienti farina, acqua, olio e sale ma potrete aromatizzarle in mille modi diversi.
 


Il termine ciappa in dialetto ligure significa sottile piastra di pietra. Sono chiamate ciappe le lastre di ardesia con cui si ricoprono i tetti, ma anche quelle che vengono utilizzate per cuocere la carne ed il pesce senza l’aggiunta di alcun grasso. Ecco spiegato il curioso nome di queste gustose sfoglie, proprio per la loro forma sottile e schiacciata.
 

Una ricetta perfetta per questo nostro ultimo appuntamento, prima della pausa estiva, con la rubrica Il Granaio. Ho cercato una ricetta semplice e veloce da fare che impegnasse poco in queste calde giornate d’estate.
 

Quindi non vi resta che venire con me in cucina per vedere come preparare le nostre ciappe...



CIAPPE LIGURI


- CIAPPE CECI E ROSMARINO

INGREDIENTI (per circa 10 ciappe):

  • 250 g farina 0
  • 40 g farina di ceci
  • 40 g olio extravergine di oliva
  • 3 g rosmarino fresco tritato finemente
  • 7 g sale
  • acqua q.b. (circa 100 g)

- CIAPPE SEMINTEGRALI ALLE OLIVE

INGREDIENTI (per circa 12 ciappe):
  • 250 g farina 0
  • 80 g farina integrale
  • 30 g olio extravergine di oliva
  • 35 g olive taggiasche tritate finemente
  • 4 g sale
  • acqua a.b. (circa 150 g)

- CIAPPE POMODORO E ORIGANO

INGREDIENTI (per circa 9 ciappe):
  • 250 g farina 0
  • 40 g passata di pomodoro
  • 30 g olio extravergine di oliva
  • 1 g origano secco
  • 7 g sale
  • acqua q.b. (circa 80 g)

- CIAPPE ALLA POLENTA
INGREDIENTI (per circa 11 ciappe):
  • 250 g farina 0
  • 50 g farina di mais
  • 30 g olio extravergine di oliva
  • 7 g sale
  • acqua q.b. (circa 150 g)

per finire in ogni tipologia:

  • olio extravergine di oliva 
  • sale fino

PROCEDIMENTO:

L’impasto delle ciappe è molto semplice, unico consiglio è quello di impastare e poi lasciare riposare almeno un’ora ma anche qualcosa in più l’impasto prima di tirare le sfoglie, in questo modo sarà più facile stenderle.

Potrete impastare con l’impastatrice ma anche semplicemente a mano. In una ciotola raccogliete tutti gli ingredienti tranne l’acqua. Iniziate ad impastare ed aggiungete l’acqua poca alla volta fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Fate lo stesso per ogni tipologia di ciappa.

Ottenuti i vostri quattro impasti, dovrete lasciarli riposare in una ciotola coperti a temperatura ambiente almeno un’ora.

Finito il tempo di riposo dovrete dividere ogni impasto in parti di circa 40 g ciascuna, date forma tonda ad ogni pezzo e allineateli sulla spianatoia.

Otterrete circa 42 palline. Ora partendo dalla prima che avrete formato, importante partire dalla prima che nel frattempo avrà riposato ancora, iniziate a stendere le vostre ciappe col matterello.

Stendete ogni pallina in una sfoglia lunga e sottile pochi millimetri.
 


Disponetele distanziate su una teglia coperta di carta forno (ne cuocerete poche alla volta), spennellate la superficie con olio extravergine di oliva e cospargetele con sale fino.

Cuocete in forno già caldo a 200°C fino a che saranno ben croccanti.

Cuocete tutte le ciappe. Fate raffreddare.

Chiuse in un contenitore ermetico rimangono croccanti per molti giorni.


Buon appetito!


Ed infine ecco il paniere completo di questo appuntamento:



Da Carla: Focaccia con cicoria stracchino e speck
Qui da noi: Ciappe
Da Natalia: Brioche morbida 
Da Sabrina: Pane alle carote
Da Simona: Pane delle vacanze (mix di farine e lievito madre)  
Da Zeudi: Focaccia allo yogurt 



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Con il Granaio ci rivedremo a settembre!!! 



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venerdì 13 ottobre 2017

PAN MARTÌN...dell’entroterra ligure!

Ciao a tutti!

Per secoli base dell’alimentazione rurale dell’entroterra ligure, le castagne, in forma di farina, sono l’ingrediente di un antico pane prodotto per tradizione l’11 novembre, giorno in cui si festeggia San Martino. Si tratta del Pan Martìn.
 




Intorno all’albero del castagno, definito anche albero del pane ed in genovese indicato semplicemente come l’Erbu (cioè l’albero) girava gran parte dell’economia dei nostri monti, dove per ragione topografiche era difficile coltivare altri cereali. Nulla del castagno veniva sprecato: con i ricci veniva acceso il fuoco, le foglie venivano raccolte per il letto degli animali (ricordo ancora mio nonno quando mi diceva che le foglie del castagno tengono caldo a differenza del fieno), i rami potati diventavano legna da ardere, con i teneri polloni si intrecciavano canestri, dagli alberi non innestati veniva ricavato legno per mobili e utensili e poi le castagne, regine incontrastate delle tavole d’autunno e inverno.

Le castagne venivano raccolte nei mesi di ottobre e novembre ed essiccate in apposite costruzioni chiamate, in genovese, seccaessi (si legge sèccaisi) al cui interno si trovava un grande graticcio su cui le castagne con la buccia venivano distribuite e fatte seccare con l’aiuto del calore di un focolaio a legna posto al di sotto. Il graticcio lasciava passare il calore e permetteva alle castagne di seccare e quindi di poter essere conservate anche per tutto l’inverno. Dopo averle fatte seccare, le castagne venivano messe nei sacchi di juta e sbattute con forza su una superficie. In questo modo venivano sgusciate e una volta separate dagli scarti si potevano conservare o trasformare in farina.
 


Il Pan Martìn è prodotto in parte con farina di castagne ed è tipico delle valli Graveglia, Stura e Vara. Per tradizione si prepara il giorno di San Martino perché quello era il giorno in cui la prima farina di castagne era finalmente pronta. È un pane scuro, molto gustoso e arricchito nell’impasto anche da noci.Perfetto accompagnato da salumi e formaggi.

Prende il suo nome da San Martino il quale, facendo parte della guardia imperiale, partecipava alle ronde di notte e alle ispezioni dei posti di guardia. Durante una di queste ronde in un rigido inverno, incontrò un mendicante seminudo. San Martino tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise col povero. Proprio in ricordo di questo taglio che cambiò la vita al Santo, sul Pan Martìn poco prima della cottura viene fatto un taglio a croce.


Oggi nella Giornata Nazionale della Castagna non vi resta che seguirmi in cucina: 




PAN MARTÌN con farina di castagne e noci


Ricetta originale di Nondisolopane


INGREDIENTI:

Per la biga:

  • 100 g farina Manitoba
  • 50 g acqua
  • 1 g lievito birra (compresso)

Per l’impasto:

  • 350 g farina tipo 1 W320 
  • 150 g farina di castagne
  • 150 g biga 
  • 8 g lievito di birra (compresso)
  • 350 g acqua
  • 10 g olio extravergine di oliva
  • 10 g sale
  • 160 g gherigli di noci

PROCEDIMENTO:

La sera prima impastate per pochi minuti la biga. In una ciotola mettete la farina, aggiungete l’acqua (fredda) in cui avrete fatto sciogliere il lievito. Impastate velocemente e brevemente, avrete un risultato non omogeneo, un po’ a briciole. Ponete in una ciotola, coprite con pellicola e lasciate fermentare ad una temperatura di 18-20°C per un tempo che può andare dalle 16 alle 20 ore.

La mattina successiva. Nella ciotola dell’impastatrice mettete le farine, la biga, il lievito di birra sbriciolato, l’acqua (tenendone da parte 50 g circa) e l’olio. Impastate fino ad arrivare ad incordatura quasi completa, poi aggiungete il sale. Solo se necessario aggiungete l’acqua tenuta da parte.

Quando l’impasto si staccherà delle pareti aggiungete i gherigli di noci spezzati grossolanamente, e lasciate impastare ancora pochi minuti in modo che si distribuiscano nell’impasto.

Quindi trasferite l’impasto su una spianatoia, dategli una forma a palla e ponetelo, coperto, in una ciotola unta con olio in luogo tiepido a riposare per circa 40 minuti.

Ora potete dividere l’impasto in due pagnotte da 500 g, oppure creare un’unica pagnotta, come ho fatto io. Sulla spianatoia date una forma rotonda all’impasto e mettete a lievitare con la chiusura verso l'alto in un cestino da lievitazione abbondantemente spolverato di farina per circa 90 minuti.

Rovesciate infine la pagnotta sopra una teglia o direttamente sulla paletta di legno con cui la trasferirete sulla pietra refrattaria. Fate un taglio a croce sulla superficie e infornate in forno caldo a 220°C. Dopo 15 minuti abbassate a 190°C e terminate la cottura ancora per 40 minuti. Bussando sul fondo del pane dovrebbe “suonare” come fosse vuoto.

Trasferitelo su una gratella e lasciatelo raffreddare completamente.


Note:
  • Potrete variare la proporzione tra le farine, considerando però il fatto che maggiore sarà la percentuale di farina di castagne minore sarà lo sviluppo del pane. 

  • Potrete inoltre sostituire la biga con stessa quantità di lievito madre mantenendo anche il lievito di birra oppure eliminando il lievito di birra ma aumentando i tempi di lievitazione.

  • Per capire il tempo giusto per infornare, un metodo poco scientifico ma valido e quello di far la prova dito. Delicatamente col dito schiacciate in un punto la pagnotta e osservate come reagisce: se la superficie torna velocemente al suo posto, deve ancora lievitare; se torna lentamente, ha bisogno di ancora un'oretta di lievitazione; se rimane il buco, via veloce in forno! Oppure con la prova pallina. Quando formate la pagnotta toglietene un piccola parte, pirlatela bene e mettetela in un bicchiere di acqua a temperatura ambiente vicino alla pagnotta: quando la pallina verrà a galla, avrete un'ora di tempo per infornare il vostro pane. 













La castagna in acqua cotta

prende il nome di ballotta

se la macini è farina

deliziosa e sopraffina 


(filastrocca popolare)




Con questa ricetta partecipo al Calendario del Cibo Italiano e ai festeggiamenti per la Giornata Nazionale della Castagna.








venerdì 23 gennaio 2015

CROSTINI INTEGRALI...con esubero di pasta madre.


Ciao a tutti!

E lo so, direte voi, un altro lievitato, ma è un periodo che gira così! Non pensiate che a casa Fotocibiamo non si mangi altro. Si preparano minestre, paste, carni, pesci e verdure, ma se mi metto a pensare ad una ricetta per il blog: penso quello , penso quest’altro e poi finisco sempre con le mani in pasta. Quindi beccatevi anche questo!


Questa volta quello che vi presento è un esperimento. Qualche tempo fa, ho comprato un pacchetto di fette integrali che mi era piaciuto molto. Ho l’abitudine (qualcuno direbbe la mania!) di ritagliare sempre gli ingredienti con cui sono fatte le cose acquistate che mi piacciono, con l’idea di provare a riprodurli in casa.


Vi dico la verità: fino ad ora i risultati degli esperimenti di questo genere non mi avevano entusiasmato molto, ma questa volta c’è stata una svolta: i crostini usciti dal mio forno mi piacciono molto, proprio come mi erano piaciuti quelli acquistati in negozio e quindi eccomi qui con la ricetta frutto di una mia libera interpretazione!



Ho utilizzato l’esubero di pasta madre, perché? Potrei addurre mille argomentazioni, potrei darvi spiegazioni dettagliate e scientifiche ma in realtà l’ho utilizzato perché era da una settimana che avevo un barattolo di pasta madre non rinfrescata da utilizzare e quindi ho provato così, aggiungendo un po’ di questo e un po’ di quello ed eccomi qui.


CROSTINI INTEGRALI...con esubero di pasta madre.

INGREDIENTI:
  • 380g pasta madre NON rinfrescata (esubero)
  • 40 g olio extravergine di oliva
  • 220 g acqua tiepida
  • 380 g farina integrale
  • ½ cucchiaino di bicarbonato (se serve)
  • 12 g sale
  • 1 cucchiaino miele

PROCEDIMENTO:

Sciogliere la pasta madre con 180g di acqua tiepida e il miele, utilizzando la planetaria con la frusta. Non inserite tutta l’acqua prevista dalla ricetta in questo primo passaggio, ma tenetene da parte 40g che poi aggiungerete in un secondo momento ma solo se sarà necessaria, questo dipende da molto fattori non ultimo il livello di idratazione della vostra pasta madre.

Sostituisco la frusta con il gancio nella planetaria quindi aggiungo la farina e il bicarbonato. Quest’ultimo aggiungetelo solo se necessario cioè, utilizzando una pasta madre non rinfrescata, potrebbe essere un po’ troppo acida, il bicarbonato serve proprio a contrastare questo gusto nel prodotto finale. Continuate ad impastare pochi minuti quindi aggiungete l’acqua tenuta da parte, se risulta necessaria, e dopo che è stata assorbita, l’olio poco alla volta in modo da farlo assorbire all’impasto. Infine il sale. Dovrete ottenere un impasto liscio ed omogeneo.

Avvolgiamo l’impasto a formare una palla, riponiamolo nella ciotola e lasciamolo riposare 30 minuti coperto da pellicola.

Riprendete l’impasto e stendetelo in un rettangolo con uno spessore di circa 1 cm, coprire una teglia con carta forno e ponetevi l’impasto steso. Lasciate riposare sulla teglia 2 ore quindi tagliate in rettangoli con un coltello grande facendo pressione dall’alto. Infornare a 200°C in forno già caldo con vapore per i primi 10 minuti (con un pentolino di acqua che poi toglierete) per 30-35 minuti.

Sfornare e lasciare raffreddare su una gratella. Appena freddi tagliate a metà, come per fare un panino, ogni singola focaccetta.

Disponete tutte le metà con la parte tagliata verso il basso su una teglia coperta da carta forno e infornare a 150°C (a metà forno) per farli tostare (non li ho girati durante la tostatura in modo che non si incurvassero) fino a quando avranno perso tuta l’umidità diventando perfettamente croccanti.

Perfetti per la colazione ma anche per un veloce aperitivo con burro e salmone ad esempio o in ogni momento della giornata!

 

Buon appetito!

 

Io stamattina le ho utilizzate così con una confettura fatta in casa di...indovinate un po’!




Non mi resta che augurarvi uno splendido fine settimana...


martedì 9 dicembre 2014

PANE DI GRANO KHORASAN CON “FARINA” E SEMI DI ZUCCA A LIEVITAZIONE NATURALE


Ciao a tutti!


Tra qualche tempo dovrò chiedere asilo politico a qualcuno di voi. Il fotografo non credo riuscirà a sopportare ancora molto il caos che regna sovrano nella nostra cucina, anzi ahimè nella nostra casa.


Ormai le teglie, gli stampi, le pentola, in una parola le “caccavelle” a casa non si contano più, e sapeste quante ancora ne ho in lista! Ma come si fa!


Di tutto questo trambusto siete, in qualche modo, anche responsabili voi con tutte le meraviglie che continuate a presentare!


L’ultimo arrivato (ma solo in ordine di tempo!!!) è l’essiccatore (Erica questa è tutta colpa tua! Ahahahah!). Non riesco a capire come non abbia mai pensato di acquistarlo prima, ha infinite potenzialità e ultimamente lì dentro stanno finendo davvero gli ingredienti più disparati! Insomma mi si è aperto un mondo!


Una delle prime sperimentazioni sono state le farine, anche se forse il termine farine è usato un po’ impropriamente. Ad esempio, volendo aggiungere la zucca ad un impasto: prima cuocevo la zucca in forno a spicchi con la buccia, quindi raccoglievo tutta la polpa, strizzavo bene ed aggiungevo all’impasto, di volta in volta correggendo la quantità di liquidi da aggiungere. Ora prendo la zucca, la sbuccio, la taglio a fettine sottili e via in essiccatore per 8-10 ore a 55°C (una temperatura abbastanza bassa per mantenere il più possibile inalterate le proprietà dell’ingredienti che si va ad essiccare) quindi frullo ed ottengo la farina. Posso utilizzarla così subito, oppure una volta frullata la metto ancora per qualche ora in essiccatore stesa sulla carta forno per eliminare il più possibile l’umidità e garantirmi così una discreta durata in dispensa (considerate che da circa 1,3 kg di zucca si ottengono circa 100 g di farina!).


Uno dei primi utilizzi della farina di zucca è stato quello di preparare un pane ulteriormente arricchito con i semi di zucca tostati e poi leggermente tritati. Se poi considerate l’utilizzo di una grande farina come la farina biologica di grano Khorasan kamut della linea Qb del molino Grassi, bene il successo è assicurato! Un pane molto particolare con un caratteristico sapore. Favoloso anche tagliato a fette, tostato e spalmato di un velo di confettura (magari anch’essa di zucca! Già pronta sta aspettando di essere fotografata! Messaggio per il fotografo! Della serie, uso privato di un mezzo pubblico!!!) per una ricca colazione!

 
PANE DI GRANO KHORASAN Kamut® CON “FARINA” E SEMI DI ZUCCA A LIEVITAZIONE NATURALE
 
INGREDIENTI:
  • 1000 g farina biologica di grano Khorasan kamut
  • 640 g acqua (circa)
  • 200 g pasta madre rinfrescata
  • 100 g olio extravergine di oliva
  • 60 g “farina” zucca
  • 50 g semi di zucca leggermente tritati
  • 20 g sale
  • 1 cucchiaino di miele 
  • semi di lino (per decorare i nodini)

PROCEDIMENTO: 


Mescolate la “farina” di zucca con la farina di kamut e i semi di zucca leggermente tritati e tenete da parte.
Sciogliete la pasta madre (rinfrescata la sera precedente) in 400 g acqua tiepida direttamente nell’impastatrice utilizzando la frusta. Una volta ben sciolta aggiungete il miele.
Sostituite la frusta con il gancio ed iniziate ad aggiungere poco alla volta la miscela di farine, i semi e la restante acqua. Per quanto riguarda la quantità di acqua da utilizzare dovrete regolarvi man mano che l’impasto procede, la quantità utilizzata da me potrebbe essere poca ma anche troppa.

Infine continuando ad impastare aggiungete l’olio ed il sale. Impastate fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo e ben incordato.
Rovesciate l’impasto sulla spianatoia, dategli forma rotonda, riponetelo in una ciotola coperta da pellicola e lasciatelo lievitare chiuso nel forno spento fino al raddoppio (per me circa 4 ore).
Quindi sgonfiate delicatamente l’impasto e dividetelo nelle pezzature che vi servono: io ho fatto dei panini, dei nodini (decorati con semi di lino) ma anche delle pagnotelle un po’ più grandi.

Riponete i vostri pani direttamente sulla teglia (rivestita con carta forno) dove poi verranno cotti. Lasciate ancora lievitare i pani fino al raddoppio (circa 4 ore nel mio caso) sempre chiuso nel forno spento eventualmente lasciando la lucina accesa.
Una volta lievitati, spennellate di olio ogni panino, cospegete con i semi di lino i nodini e cuocete in forno già caldo a 200°C aggiungendo un pentolino di acqua che crei vapore per i primi 10 minuti, per circa 30 minuti (il tempo varia molto in base alle pezzature che avrete fatto). Ho utilizzato il forno statico.
Sfornate e lasciate asciugare completamente su una gratella. 

 
 
Note:

Se non avete la possibilità di utilizzare l’essiccatore potete fare lo stesso questo pane in due modi: potete frullare la zucca cruda direttamente con la farina fino ad avere un leggero colore arancione che poi in cottura si scurirà leggermente, oppure, potete aggiungere all’impasto la polpa di zucca cotta in forno e poi frullata (circa 400g per kg di farina). In tutti e due i casi dovrete variare la quantità di liquidi (acqua) da aggiungere all’impasto.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest di Molino Grassi.

http://www.impastandosimpara.it/2014/10/blogger-love-qb-il-contest-di-molino-grassi-seconda-puntata/



venerdì 3 ottobre 2014

PANE A LIEVITAZIONE NATURALE...per riconciliarci!


Ciao a tutti!


E anche quest’anno me ne sono dimenticata...ma come si fa...ma dove ho la testa...non posso essermene dimenticata un’altra volta...lo scorso anno mi ero ripromessa di celebrarlo con più attenzione, non dico una grande festa ma almeno ricordarlo nel giorno giusto...ed invece...eccomi di nuovo in ritardo...


Ieri, 2 ottobre, è stato il secondo compleanno di Fotocibiamo...ed io me ne sono dimenticata, e se non fosse stato per Cran che ricordava il quarto compleanno del suo blog, anche per lei in questi giorni...be’ me ne sarei dimenticata del tutto...


Sono tornata indietro a vedere quei primi post...quelle prime ricette pubblicate...e ho rivissuto l’emozione di quei giorni...l’attesa del primo messaggio...che bello sapere che qualcuno leggeva quelle pagine...che bello sapere che anche oggi qualcuno legge queste pagine!!! Lo so che spesso si dice che il blog è il nostro ricettario ma che soddisfazione quando anche altri attingono dal nostro ricettario...quando arrivano commenti...quando qualcuno prova le nostre ricette e ci fa dei complimenti...una soddisfazione impagabile!!!


Volevo preparare una torta decorarla con due candeline forse aggiungere qualche bandierina come fosse una vera festa...ma ormai è tardi...sono in ritardo e quindi rimando il mio progetto per il prossimo anno, metterò un segno sul calendario, ancora meglio un allarme sull’agenda elettronica, ed oggi continuerò con i post che avevo programmato...così ecco a voi un pane!!!

Ma un pane importante perché segna la pace fatta con la mia pasta madre, ricordate che vi avevo detto che io e lei avevamo litigato, bene ora abbiamo fatto pace...più o meno...diciamo che il nostro rapporto è caratterizzato da molti alti e bassi, ma quando siamo in accordo allora i risultati sono favolosi!!!


Avevo bisogno per far pace con lei di una ricetta perfetta e di certo non potevo partire con le mie sperimentazioni...così sono andata da Pat e ho provato il suo pane quotidiano...quindi la ricetta che vi trascrivo è la sua.

 

PANE QUOTIDIANO A LIEVITAZIONE NATURALE
 

INGREDIENTI:

per il prefermento (circa 400 g):

  • 40 g pasta madre solida
  • 180 g farina tipo 1
  • 180 g acqua

per l’impasto definitivo:

  • 400 gr di farina tipo 1
  • 400 gr prefermento
  • 200 gr acqua
  • un cucchiaino miele (o malto, o zucchero)
  • 15-20 gr di sale.

PROCEDIMENTO:

La sera prima: realizzate il prefermento sciogliendo la pasta madre nell’acqua quindi aggiungete la farina e mescolate per bene. Lasciate riposare a temperatura ambiente almeno 12 ore in modo da utilizzarlo quando sarà completamente maturo.

Trascorse le 12 ore. Sciogliete il prefermento con l'acqua e il miele, aggiungete a pioggia la farina con il sale, mescolate bene in modo che il liquido venga ben assorbito e poi lasciate riposare 20 minuti. Riprendete l'impasto e amalgamatelo bene, aiutandovi facendo delle pieghe in ciotola (prendete una porzione di impasto con una mano tiratelo verso l’esterno e riportatelo al centro pressando leggermente, ruotate leggermente la ciotola e prendete un’altra porzione di impasto e riportatela al centro...continuate così fino a completare il giro e anche oltre se necessario) per far prendere ben corpo all'impasto, fino a che diventi una massa ben omogenea e compatta. Mettete a riposare l’impasto coperto fino al raddoppio del volume.

Riprendete l'impasto e con la piega a fazzoletto (cioè allargate l'impasto a formare un quadrato, con i polpastrelli e delicatamente, prendete gli angoli e li riportate al centro, poi prendete gli altri 4 angoli che si formano e riportateli al centro anche quelli. Chiudete bene la gemma (la chiusura) che va poi tenuta verso l'alto quando si ripone nel cestino), create una pagnotta, la pirlate leggermente con le mani e la mettete a lievitare in un cestino da lievitazione o in una ciotola foderata con un canovaccio ben infarinato. Al raddoppio la ribaltate sulla pala da forno o su una placca da forno (spolverate la placca e anche la pala con semola o anche con polenta per non far attaccare).
Quindi con una lametta da barba fate dei tagli.

Ora siete pronti per la cottura. Se utilizzate una placca da forno: si fa una cottura in salita, cioè si accende il forno appena tiepido si inserisce la pagnotta. Si punta il forno a 240°C per una cottura totale di 80 minuti. Dopo 20-30 minuti quando il forno avrà raggiunto effettivamente i 240°C si sposta la temperatura sui 200-220°C fino alla fine. Si lascia raffreddare il pane all'interno del forno, con lo sportello socchiuso, sollevandolo su una gratella in modo che non si crei la condensa che ammorbidirebbe la crosta rovinandola.

Se utilizzate una pietra refrattaria (qui i consigli di Pat). Inserite la pietra refrattaria circa a metà (o poco meno) del forno e riscaldare il forno a massima temperatura (ci vorranno circa 30-40 minuti per questo modello di pietra refrattaria bucata) maggiore è il calore che assorbe e migliore sarà il risultato.

Posizionate sul fondo una vecchia teglia per creare il vapore.
Infornate mettendo dell'acqua nella teglia rovente per creare vapore , cuocete a forno statico per 1 ora partendo dalla temperatura massima e abbassando a 220°C e 200°C nei primi 20 minuti di cottura.
Negli ultimi 10 minuti mettete un cucchiaio di legno per creare uno spiffero e far sfiatare l'umidità residua.
Lasciate raffreddare su una gratella prima di tagliare. 



Buon appetito!


 
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